... Stiamo lavorando per voi...
sabato 30 luglio 2011
venerdì 29 luglio 2011
La passione secondo Truffaut
- M'hai detto: ti amo.
Ti dissi: aspetta.
Stavo per dirti: eccomi.
Tu m'hai detto: vattene.
- Il nostro affetto sta per nascere: bisogna lasciarlo tranquillo come un bambino. (Catherine, a Jim)
- Nelle camere d'albergo ci si sente sempre colpevoli. Non sarò molto morale, ma le cose clandestine non mi piacciono. (Catherine, a Jim)
- Soffri? E invece io non soffro più. Non bisogna soffrire tutti e due insieme: quando smetterai tu, comincerò io. (Catherine, a Jim)
- Oh, io sono un mezzo fallito. Il poco che so lo devo al mio professore, Albert Sorel. "Cosa vuol diventare?", mi domandò. "Diplomatico." "Ha una grossa fortuna?" "No." "Può con qualche apparenza di legittimità aggiungere al suo cognome un nome celebre?" "No." "E allora rinunci alla diplomazia." "Ma allora cosa posso fare?" "Il curioso." "Non è un mestiere." "Non è ancora un mestiere. Viaggi, scriva, traduca, impari a vivere dovunque, e cominci subito. L'avvenire è dei curiosi di professione. I francesi sono rimasti chiusi in casa per troppo tempo. Troverà sempre un giornale che paghi le sue scappatelle." (Jim, a Catherine e Jules)
- Ho trentadue anni e tu ventinove. A quarant'anni vorrai una donna: io ne avrò quarantatré, ne prenderai una di venticinque e io resterò sola. (Catherine, a Jim)
- La massima di Catherine è che in una coppia basta che uno dei due in fondo sia fedele. L'altro... (Jules, a Jim)
- Un giorno tornerò alla letteratura con un romanzo d'amore, e i personaggi saranno gli insetti. (Jules)
- Quello che è brutto della guerra è che priva l'uomo della sua lotta individuale. (Jules)
- Lei ha conosciuto poche donne, io ho conosciuto molti uomini: si farà una media, così potremo formare una discreta coppia. (Catherine, a Jules)
- La vita era come una strana vacanza. Mai Jules e Jim avevano giocato una partita a domino così importante. Il tempo passava. La felicità si racconta male perché non ha parole, ma si consuma e nessuno se ne accorge. (Voce narrante)
- Jim pensava: è bello voler riscoprire le leggi umane, ma è molto meglio adattarsi a ciò che già esiste. Abbiamo giocato con la sostanza della vita, e abbiamo perso. (Voce narrante)
giovedì 28 luglio 2011
La storia dell'amore
... Ha tenuto vivo il suo amore per lui proprio come nell'estate in cui si conobbero.
Per fare questo, ha allontanato la vita. Talvolta vive per giorni interi di acqua e aria. Dal momento che è l'unica forma di vita complessa in grado di farlo, bisognerebbe assegnare il suo nome a una specie.
Un giorno lo zio Julian mi ha detto che secondo Alberto Giacometti per dipingere una testa a volte è necessario rinunciare alla figura intera. Per dipingere una foglia, bisogna sacrificare l'intero paesaggio. Subito può sembrare una limitazione, ma dopo un po' ti rendi conto che avendo solo un pezzetto di una cosa hai più opportunità di salvare un certo sentimento dell'universo di quante ne avresti facendo finta di avere tutto il cielo.
Mia madre non ha scelto una foglia né una testa.
Ha scelto mio padre e, per salvare un certo sentimento, gli ha sacrificato il mondo.
Talvolta le pagine dei vocabolari si staccano e si raccolgono ai suoi piedi: Sciamano, sciamare,sciamatura, sciame... sisma, scissione, scissura, scistoso, come i petali di un fiore immenso.
Da piccola pensavo che le pagine sul pavimento fossero parole che non avrebbe mai più potuto usare e cercavo di incollarle al loro posto, per paura che un giorno lei rimanesse senza parole."
mercoledì 27 luglio 2011
Franca Valeri Bugiarda no, reticente.
“Francamente trovare idee per la mia vita mi sembrerebbe troppo, avendola anche vissuta.”
Questa autobiografia si apre con una dedica “alla signora Cecilia, la mia mamma”; e sarà proprio una delle frasi dette da Cecilia a Franca a dare il titolo al libro: “La Franca non è bugiarda, è reticente.” Narrata in prima persona in modo sobrio e vitale
Secondo lo stile che da sempre contraddistingue la grande
Signora dello spettacolo italiano. Quasi sottotono e appunto,con reticenza, racconta la sua vita professionale e privata.
Nata nel 1920 da una famiglia milanese alto borghese. Il papà,
ingegnere,molto ironico e non troppo convinto delle aspirazioni artistiche della figlia e mamma che la conduceva già piccola alla Scala e aveva organizzato per i figli corsi di francese e scelto per loro una scuola rigorosamente pubblica.”Ho imparato da mia madre che degli uomini, specie quelli della tua vita, non si può sapere tutto.” Poco più di cento pagine in cui vi è raccontata tutta la sua vita artistica divisa tra teatro, cinema e tv poiché “la mente è una minuziosa macchina da presa che entra dentro tutte le stanze del passato.”
Non aveva ancora dieci anni e già imitava. La sua prima vittima era stata una professoressa del ginnasio. “La signorina snob è il primo personaggio che è nato nella mia già carriera, vestito di parole scritte.”La mitica signorina nasce infatti imitando il linguaggio e gli atteggiamenti delle signorine bene di Milano, sbeffeggiate con grande eleganza dalla Valeri.
“Lo snobismo è un atteggiamento troppo importante e troppo antico della società per essere preso alla leggera.” Poi sarà la volta della Sora Cecioni, personaggio invasivo, romana, popolare sempre al telefono con mammà. Seguiranno tanti film.
Chi legge questo libro scoprirà che Franca Valeri scrive come recita, con una prosa asciutta. Il suo è sempre stato un fine umorismo assolutamente unico “perché la comicità è un lavoro del cervello.”
Le priorità di un’intera esistenza riassunte in poche splendide righe in chi, come lei possiede l’etica disciplinare della sintesi:
“A vent’anni era affondare il fascismo,
a trenta avere in pugno il teatro,
a quaranta tutto,
a cinquanta occhiali e quasi tutto,
e… eccomi”.
martedì 26 luglio 2011
La vetrina della settimana. Ingredienti: tanto Miu Miu e un pizzico di Chanel!
lunedì 25 luglio 2011
Linda Christian.
Era nata ad Acapulco dove il padre, un ingegnere petrolifero olandese, si trovava per lavoro con la madre messicana, ma di famiglia tedesca.
Ad Acapulco Linda fu scoperta giovanissima da Erroll Flynn, che la convinse a interrompere gli studi e trasferirsi ad Hollywood, dove firmò subito il suo primo contratto da attrice con la Mgm. Negli anni '40, per la sua straordinaria bellezza Life Magazine la battezzo' 'the anatomic bomb'.
Poco dopo conobbe Tyrone Power, già affermata star del cinema e del teatro. Dopo due anni di fidanzamento si sposarono a Roma nel gennaio del 1949. Un matrimonio da favola, nella chiesa di Santa Francesca Romana a due passi dal Colosseo, festeggiato da migliaia di persone. Gli sposi furono ricevuti dal papa Pio XII.
![]() |
Linda indossa un abito creato dalle sorelle Fontana, che ne alimentò il successo |
Filmografia:
- Il delfino verde (Green Dolphin Street), regia di Victor Saville (1947)
- Tarzan e le sirene (Tarzan and the Mermaids), regia di Robert Florey (1948)
- Uragano su Yalù (Battle Zone), regia di Lesley Selander (1952)
- Tempo felice (The Happy Time), regia di Richard Fleischer (1952)
- Gli schiavi di Babilonia (Slaves of Babylon), regia di William Castle (1953)
- Athena e le 7 sorelle (Athena), regia di Richard Thorpe (1954)
- Tormenta, regia di Alfonso Acebal e John Guillermin (1955)
- Il porto del vizio (Thunderstorm), regia di John Guillermin (1956)
- La casa dei sette falchi (The House of the Seven Hawks), regia di Richard Thorpe (1959)
- I pirati del cielo (Abschied von den Wolken), regia di Gottfried Reinhardt (1959)
- I trafficanti di Singapore (Peter Voss, der Held des Tages), regia di George Marischka (1959)
- Appuntamento a Ischia, regia di Mario Mattoli (1960)
- Accadde a Vienna (Das große Wunschkonzert), regia di Arthur Maria Rabenalt (1960)
- The Devil's Hand, regia di William J. Hole Jr. (1962)
- Lasciapassare per il morto, regia di Mario Gariazzo (1962)
- International Hotel (The V.I.P.s), regia di Anthony Asquith (1963)
- ...e la donna creò l'uomo, regia di Camillo Mastrocinque (1964)
- Giungla di bellezze (The Beauty Jungle), regia di Val Guest (1964)
- Il momento della verità, regia di Francesco Rosi (1965)
- El niño y el muro, regia di Ismael Rodríguez (1965)
- 10.32, regia di Arthur Dreifuss (1966)
- 100 ragazze per un playboy (Bel Ami 2000 oder Wie verführt man einen Playboy?), regia di Michael Pfieghar (1966)
- Nel sole, regia di Aldo Grimaldi (1967)
- L'oro del mondo, regia di Aldo Grimaldi (1968)
- Amore inquieto di Maria, regia di Sergio Pastore (1987)
- Delitti, regia di Giovanna Lenzi, Sergio Pastore (1987)
- Cambiamento d'aria, regia di Gian Pietro Galasso (1988) - film TV
domenica 24 luglio 2011
Goodbye regina del soul.
Addio. Ancora una volta un'altra grandissima del rock ci lascia a 27 anni.
Nata il 14 settembre del 1983 a Enfield, in Inghilterra, da una famiglia ebraica (il padre un tassista, la madre un'infermiera), Amy cresce a Southgate, riuscendo a fondare, già all'età di 10 anni, un gruppo rap amatoriale chiamato Sweet 'n' Sour, as Sour da lei stessa definito la versione bianca ed ebraica delle Salt 'n' Pepa. Tre anni dopo arriva la prima chitarra. La musica corre dentro di lei ed Amy a 16 anni canta già come professionista. Complice la scelta del suo amico e cantante soul Tyler James di inviare una sua demo ad un talent scout. Arriva così la firma per la sua etichetta discografica, la Island/Universal. Il disco di debutto, Frank, è del 2003. Anche se il successo arriva con Back to Black del 2006, quello di Rehab, che diventa tormentone planetario due anni dopo.
Il 10 febbraio 2008 le vengono assegnati ben 5 Grammy Award: tre per Rehab nelle categorie Record of the Year, Song of the Year e Best Female Pop Vocal Performance; uno nella categoria Best New Artist e uno per l'album Back to Black nella categoria Best Pop Vocal Album. La cantante si aggiudica così tre dei quattro premi più importanti della manifestazione, eguagliando interpreti del calibro di Lauryn Hill, Alicia Keys, Norah Jones e Beyoncè.sabato 23 luglio 2011
Hedy Lamarr. La Venere dallo sguardo felino e cervello magnetico
Incantò persone comuni e gente famosa, da Gianni Agnelli fino a Adolf Hitler, tutti fatalmente attratti dal suo indescrivibile e raro fascino. Non disdegnò gli amori femminili, glissando però quando glielo chiedevano. Che magnifica la sua vita. Bella, bellissima, capelli scuri, pelle di porcellana e occhi di un verde unico capaci di cambiare con il colore del cielo e l'umore. Definita "la donna più bella del cinema" era dotata di mistero, genio, senso pratico e mercuriale dialettica.
Il suo agente la riassunse così: "Era bellissima, un po' pazza e terribilmente infelice."
Molti hanno scritto di lei ma pochi sono riusciti a cogliere le sfumature di questa grande personalità così vitale, unica e così complessa.
Edoardo Segantini, inviato del Corriere della Sera ripercorre nel libro Hedy Lamarr, la donna gatto le sette vite di questa femmina, moglie, diva, scienziata, fuori da ogni schema: una femminista ante litteram, padrona del proprio destino in epoche in cui le donne erano confinate ai fornelli.
Fu la prima attrice ad apparire in una scena di nudo integrale nel film Estasi. Aveva 19 anni e il film fu sottoposto a pesanti censure in tutto il mondo perché scandalosamente in anticipo sui tempi. Era il 1933 e fu l'inizio di una inarrestabile carriera.
Nella seconda parte della sua vita fu la geniale inventrice, assieme al compositore George Antheil di un dispositivo per radioguidare i silori, pioniere della moderna telefonia mobile.
Il suo agente la riassunse così: "Era bellissima, un po' pazza e terribilmente infelice."
Molti hanno scritto di lei ma pochi sono riusciti a cogliere le sfumature di questa grande personalità così vitale, unica e così complessa.
Edoardo Segantini, inviato del Corriere della Sera ripercorre nel libro Hedy Lamarr, la donna gatto le sette vite di questa femmina, moglie, diva, scienziata, fuori da ogni schema: una femminista ante litteram, padrona del proprio destino in epoche in cui le donne erano confinate ai fornelli.
Fu la prima attrice ad apparire in una scena di nudo integrale nel film Estasi. Aveva 19 anni e il film fu sottoposto a pesanti censure in tutto il mondo perché scandalosamente in anticipo sui tempi. Era il 1933 e fu l'inizio di una inarrestabile carriera.
Nella seconda parte della sua vita fu la geniale inventrice, assieme al compositore George Antheil di un dispositivo per radioguidare i silori, pioniere della moderna telefonia mobile.
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Le magnifiche
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Via Conte Rosso, 22, 20134 Milano, Italia
venerdì 22 luglio 2011
La fine e l'inizio
Esco ora da una libreria... mi sono fatta un bel carico di libri per agosto, mese dedicato alla lettura... tanti i libri... alcune chicche ve le racconterò più avanti... Non ho resistito e mi sono presa anche una bella raccolta di poesia della grandissima Wislawa Szymborska.
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
Uno “scusi” nella ressa?
Un ‘ha sbagliato numero nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
("Amore a prima vista" Wislawa Szymborska, da La fine e l’inizio)
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
Uno “scusi” nella ressa?
Un ‘ha sbagliato numero nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
("Amore a prima vista" Wislawa Szymborska, da La fine e l’inizio)
giovedì 21 luglio 2011
Le foto di Nadia
Nadia è una cliente speciale. Di quelle con cui rimani a chiacchierare per ore. Quelle con cui prendi un caffè e il tempo passa senza accorgersene. Quelle che ti passano a salutare e che si trattengono con te. Reduce da un bel viaggione negli Usa mi ha inviato queste belle foto che ovviamente pubblico.
mercoledì 20 luglio 2011
Simone de Beauvoir
"Donna non si nasce, si diventa."
Il legame con Jean-Paul Sartre, il grande scrittore e filosofo, padre dell'esistenzialismo, piccolo, brutto, strabico, la pipa sempre in bocca, "un amore necessario. Più altre relazioni contingenti per il sesso."
"Un giorno forse mi sposerò. Se non probabile è quantomeno possibile. La massima felicità che potrei avere nella vita sarebbe sposare l'uomo che amo. Quando però ci rifletto sopra in modo spassionato, la cosa mi sembra spaventosa."
La famiglia Sartre, sempre composta da almeno cinque amanti, a cui versava un appannaggio mensile. "Mi piace molto che una donna, almeno per un certo periodo, debba al suo rapporto con me ciò che le permette di vivere." Simone si occupava dei turni e degli orari, "in modo che le ragazze stiano al loro posto e siano felici senza dare troppo fastidio."
Simone e Jean-Paul Sartre definivano il loro rapporto "matrimonio morganatico e nei viaggi si presentavano come Monsieur e Madame M. Organatique, o Mister e Mrs Morgan Hattick.
"A volte mi separavo da Sartre per giorni e addirittura settimane. Il mio corpo faceva i capricci e io ero incapace di tenerli a bada, la loro violenza indeboliva tutte le mie difese. Scoprii che la mancanza di una persona non procura solo nostalgia, ma un vero dolore fisico."
Simone de Beauvoir e Sartre, una passione per i ménage a trois, facevano volentieri l'amore con le loro allieve.
Una passione per Albert Camus. Lui, la detestava.
"Non mi potrà venire alcun male da quest'uomo, a meno che non muoia prima di me" (su Sartre)
Quando Sartre morì, non ebbe neppure il diritto di entrare nell'appartamento del filosofo. Ricevette solo una sedia e un paio di scarpe.
Il legame con Jean-Paul Sartre, il grande scrittore e filosofo, padre dell'esistenzialismo, piccolo, brutto, strabico, la pipa sempre in bocca, "un amore necessario. Più altre relazioni contingenti per il sesso."
"Un giorno forse mi sposerò. Se non probabile è quantomeno possibile. La massima felicità che potrei avere nella vita sarebbe sposare l'uomo che amo. Quando però ci rifletto sopra in modo spassionato, la cosa mi sembra spaventosa."
La famiglia Sartre, sempre composta da almeno cinque amanti, a cui versava un appannaggio mensile. "Mi piace molto che una donna, almeno per un certo periodo, debba al suo rapporto con me ciò che le permette di vivere." Simone si occupava dei turni e degli orari, "in modo che le ragazze stiano al loro posto e siano felici senza dare troppo fastidio."
Simone e Jean-Paul Sartre definivano il loro rapporto "matrimonio morganatico e nei viaggi si presentavano come Monsieur e Madame M. Organatique, o Mister e Mrs Morgan Hattick.
"A volte mi separavo da Sartre per giorni e addirittura settimane. Il mio corpo faceva i capricci e io ero incapace di tenerli a bada, la loro violenza indeboliva tutte le mie difese. Scoprii che la mancanza di una persona non procura solo nostalgia, ma un vero dolore fisico."
Simone de Beauvoir e Sartre, una passione per i ménage a trois, facevano volentieri l'amore con le loro allieve.
Una passione per Albert Camus. Lui, la detestava.
"Non mi potrà venire alcun male da quest'uomo, a meno che non muoia prima di me" (su Sartre)
Quando Sartre morì, non ebbe neppure il diritto di entrare nell'appartamento del filosofo. Ricevette solo una sedia e un paio di scarpe.
martedì 19 luglio 2011
lunedì 18 luglio 2011
Può un abito cambiarci la vita?
Certo che sì soprattutto se è di Dior!
Questa è la morale di un lievissimo bestseller anni 50. E come non tifare per Mrs Harris, proletaria domestica inglese, che si innamora di un improbabile abito di Dior, risparmia per poterlo acquistare. Riuscirà ad andare a Parigi per ordinarlo direttamente alla Maison?
Piacerà molto alle fan di Zia Mame
venerdì 15 luglio 2011
Petali e parole
Un incrocio tra Oleandro Bianco (bestseller e film che racconta la storia della bimba che passa da una madre affidataria all'altra)e i vecchi dizionari sul significato dei fiori. Questo in sintesi il libro di Vanessa Diffenbaugh che sa bene di cosa parla. Madre di due figli naturali è anche madre affidataria. E nel libro c'è anche il rimpianto per un affido non riuscito, quello di Megan a cui è dedicato il romanzo "ovunque lei sia".
I fiori riassumono la vita:
Biancospino-speranza |
Muschio bianco - amore materno |
Eliotropio - devozione |
Liatris - ci proverò ancora |
mercoledì 13 luglio 2011
Dolores Prato. La scrittrice della memoria
L'esordio letterario a quasi novant'anni. Dopo una vita amara "mandata giù a pezzettini".
"Si diventa lucidi solo da vecchi se non si è completamente arrugginiti. Di un giovane non si dice "è lucido" si dice solo di un rimbambito. Sicché per brillare bisogna essere rimbambiti."
"Dolores, i suoi maestri? Nessuno. Gli ignoranti non hanno maestri.
"A quale ceto appartiene? Agli illegittimi, ma siccome anche questi devono provenire da un duetto, i miei due filoni sono: aristocratico ed ebraico."
"Sono nata sotto un tavolino. Mi ci ero nascosta perché il portone aveva sbattuto, dunque lo zio rientrava. Lo zio aveva detto: rimandala a sua madre, non vedi che ci muore in casa? Ambiente non c'era intorno, visi neppure, solo quella voce. Madre, muore nessun significato, ma rimandala sì, rimandala voleva dire mettila fuori della porta. Rimandala vuol dire mettermi fuori del portone e richiuderlo." Incipit di Giù la piazza non c'è nessuno
La sua casa, un attico a Roma, un immenso archivio della memoria pieno di fogli e foglietti e appunti sulla sua vita.
"Sin da piccola ebbi l'abitudine di lasciare per ultimo il boccone che stimavo più buono; ho continuato a fare così non per i bocconi da masticare, ma per i pezzetti di vita meno amari."
"Si diventa lucidi solo da vecchi se non si è completamente arrugginiti. Di un giovane non si dice "è lucido" si dice solo di un rimbambito. Sicché per brillare bisogna essere rimbambiti."
"Dolores, i suoi maestri? Nessuno. Gli ignoranti non hanno maestri.
"A quale ceto appartiene? Agli illegittimi, ma siccome anche questi devono provenire da un duetto, i miei due filoni sono: aristocratico ed ebraico."
"Sono nata sotto un tavolino. Mi ci ero nascosta perché il portone aveva sbattuto, dunque lo zio rientrava. Lo zio aveva detto: rimandala a sua madre, non vedi che ci muore in casa? Ambiente non c'era intorno, visi neppure, solo quella voce. Madre, muore nessun significato, ma rimandala sì, rimandala voleva dire mettila fuori della porta. Rimandala vuol dire mettermi fuori del portone e richiuderlo." Incipit di Giù la piazza non c'è nessuno
La sua casa, un attico a Roma, un immenso archivio della memoria pieno di fogli e foglietti e appunti sulla sua vita.
"Sin da piccola ebbi l'abitudine di lasciare per ultimo il boccone che stimavo più buono; ho continuato a fare così non per i bocconi da masticare, ma per i pezzetti di vita meno amari."
martedì 12 luglio 2011
La vetrina della settimana
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lunedì 11 luglio 2011
C'è che ormai che ho imparato a sognare...
cecilia vintage's style |
Ho imparato a sognare, che non ero bambino
che non ero neanche un' età
Quando un giorno di scuola
mi durava una vita
e il mio mondo finiva un po là
Tra quel prete palloso
che ci dava da fare
e il pallone che andava
come fosse a motore
C'era chi era incapace a sognare
e chi sognava già
Ho imparato a sognare
e ho iniziato a sperare
che chi c'ha avere avrà
ho imparato a sognare
quando un sogno è un cannone,
che se sogni
ne ammazzi metà
Quando inizi a capire
che sei solo e in mutande
quando inizi a capire
che tutto è più grande
C' era chi era incapace a sognare
e chi sognava già
Tra una botta che prendo
e una botta che dò
tra un amico che perdo
e un amico che avrò
che se cado una volta
una volta cadrò
e da terra, da lì m'alzerò
C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò
Ho imparato a sognare,
quando inizi a scoprire
che ogni sogno
ti porta più in là
cavalcando aquiloni,
oltre muri e confini
ho imparato a sognare da là
Quando tutte le scuse,
per giocare son buone
quando tutta la vita
è una bella canzone
C'era chi era incapace a sognare
e chi sognava già
Tra una botta che prendo
e una botta che dò
tra un amico che perdo
e un amico che avrò
che se cado una volta
una volta cadrò
e da terra, da lì m'alzerò
C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò
Negrita
venerdì 8 luglio 2011
Vintage - Paola Borboni
A 22 anni si mostrò nuda in palcoscenico.
A 72 sposò un trentenne.
La grande vecchia del teatro italiano non temeva nulla. A parte le calze rotte.
"Non si deve mai vivere da soli, o comunque stare da soli, ci vuole un po' d'amore o di trastullo."
La Borboni, solita regalare alle sue colleghe falli artificiali.
Indossava solo intimo rosso. "Le mutande sono come i governi. C'è sempre qualcuno che li vuole far cadere".
"Ieri sera si era rappresentata per la prima volta la commedia Alga Marina di Carlo Veneziani. Come è noto la prima attrice della Compagnia Falconi, Paola Borboni, la quale doveva interpretare la parte della Sirena, al terzo atto, dovendo fingere di togliersi gli indumenti per tornare alla sua dimora sottomarina, ha curato con troppa minuziosa esecuzione l'atto decisivo e si è mostrata al pubblica completamente nuda". La Stampa 13.09.1922
1930 |
A 72 sposò un trentenne.
La grande vecchia del teatro italiano non temeva nulla. A parte le calze rotte.
"Non si deve mai vivere da soli, o comunque stare da soli, ci vuole un po' d'amore o di trastullo."
La Borboni, solita regalare alle sue colleghe falli artificiali.
Indossava solo intimo rosso. "Le mutande sono come i governi. C'è sempre qualcuno che li vuole far cadere".
giovanissima |
Un giorno confessò di aver fatto l'amore con il Presidente dell'Argentina per salvare la compagnia teatrale di Armando Falconi.
Nozze a 72 anni con Bruno Villareggio, in arte Villar, ex operaio nullatenente alla Bialetti, aspirante poeta, aspirante scrittore, aspirante attore, 30 anni.
Nozze a 72 anni con Bruno Villareggio, in arte Villar, ex operaio nullatenente alla Bialetti, aspirante poeta, aspirante scrittore, aspirante attore, 30 anni.
"Grazie per aver applaudito il mio vedovo" (dopo un recital con il marito, di 42 anni più giovane)
Bruno Villar, morì poi dopo sei anni di matrimonio in un incidente d'auto.
"Lutto, lutto strettissimo per quel mio ragazzo adorato... Lui era così dolce, così bello. Ah, io non lo avrei sposato: mi pareva folle... Ma lui mi amava. E un giorno ha detto: ci sposiamo. Non vuoi sposarmi? Allora gli ho risposto: Ma sì, angelo mio, sposiamoci. Ed è stato grande, un vero matrimonio d'amore.
1935 |
Quel giorno che litigò con Renato Rascel. Lui: " Zitta tu che sei vecchia e brutta. " Lei: " Sì ma sono stata giovane e bella. Mentre tu alto mai."
"Vecchia è il termine giusto: non anziana, che sa di scappatoia. Vecchio, del resto si dice per tante cose pregiate: vecchia casata, vecchia famiglia, vino vecchio, grande vecchio. Ecco, mi piacerebbe che mi chiamassero la grande vecchia."
La Borboni, che fin dagli anni Ottanta aveva fatto preparare il necessario per la sua morte: "Una bella tunica bianca ricamata che ho fatto allungare fino ai piedi, quando mi sono resa conto che non sta bene mostrare le gambe alla mia età. Un grande rosario da intrecciare fra le mie mani. E due paia di collant. Perché sai come vanno certe cose: uno dei due, si rompe. E io non voglio avere le calze rotte. "
1938 |
1924 |
Signora lei ha novantadue anni. Fino a quando ha intenzione di rimanere sulla breccia? Finché crepo, tesoro mio."
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