giovedì 31 ottobre 2013
20134Lambrate_ La stagione di YSL
Di materiale ce ne sarebbe a sufficienza per almeno dieci film, ma è comunque curioso che nello stesso anno si girino due film su Yves Saint Laurent.
Il grande couturier rivivrà sullo schermo, a cinque anni dalla sua morte, in due diverse produzioni.
Jalil Lesper dirige Pierre Niney e pare che Pierre Bergé - ex socio e compagno di Yves che ha aiutato questo progetto e aperto la fondazione al regista mettendogli a disposizione quindicimila accessori, cinquemila vestiti e trentacinquemila disegni - abbia esclamato vedendo il giovane attore: Bienvenu Yves! talmente stupito della somiglianza.
Il film non autorizzato vede invece alla regia Bonello e due interpreti come Gaspar Ulliel e Léa Seydoux.
Francois-Henri Pinault, capo di Kering e proprietario del marchio, gli ha concesso l'uso del logo e accesso agli archivi.
Bergé che si considera il custode dell'eredità di YSL, ha già fatto mandare lettere dai suoi avvocati.
Che tema una focalizzazione sul lato dark del geniale stilista! Intanto i tempi si allungano e l'uscita di quest'ultimo film è slittata al 2014.
martedì 29 ottobre 2013
lunedì 28 ottobre 2013
20134Lambrate_Arrivederci Grande Lou
Perfect Day
Just a perfect day
drink Sangria in the park
And then later
when it gets dark, we go home
Just a perfect day
feed animals in the zoo
Then later
a movie, too, and then home
Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spend it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
Just a perfect day
problems all left alone
Weekenders on our own
it's such fun
Just a perfect day
you made me forget myself
I thought I was
someone else, someone good
Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spent it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
You're going to reap just what you sow
drink Sangria in the park
And then later
when it gets dark, we go home
Just a perfect day
feed animals in the zoo
Then later
a movie, too, and then home
Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spend it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
Just a perfect day
problems all left alone
Weekenders on our own
it's such fun
Just a perfect day
you made me forget myself
I thought I was
someone else, someone good
Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spent it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
You're going to reap just what you sow
giovedì 24 ottobre 2013
20134Lambrate_ The mythical life of Anna Pavlova
Venerata dalle elité, apparteneva però alle masse.
Anna Pavlova, immagine sempiterna della ballerina, gemma del Teatro Mariinskij, a San Pietroburgo aveva ai suoi piedi l'aristocrazia. Fu la prima ballerina russa a calcare le scene europee, accolta ovunque come una dea.
Da Parigi dove danzò accolta trionfalmente scelse di trasferirsi a Londra più cosmopolita. Imperatrice dei teatri del West End, visse a Hampstead Heart, facendo di Ivy House, occultata da muri d'edera, la sua residenza d'elezione, l'approdo tra una tournée e l'altra. Nel parco digradante fino al laghetto dove nuotavano i cigni tra cui il prediletto Jack, accanto a fenicotteri e uccelli esotici portati dai suoi viaggi, Anna svolazzava tra lo stagno di ninfee.
Le cronache la immortalano a Ivy House affascinante ospite dei più deliziosi garden parties mai tenutisi a Londra.
Ebbe tanti amici illustri, tra cui Jakovlev, Fokine e Charlie Chaplin. Con lui una grande amicizia spensierata; li ricordavano ridere a tavola imitandosi a vicenda: lui il cigno morente e lei la camminata di Charlot.
La vita austera da vestale della danza non le impediva di curare la sua immagine di creatura di stile immortalata da Vogue.
Testimonial di scarpe, creme, si aggirava come fosse in scena.
I ballerini la ricordavano sempre impeccabile, anche quando rientrava da treni e piroscafi dopo una notte in cabina per offrirsi ai fotografi.
Se non trascurava mai l'aspetto pratico del suo abbigliamento, indossava tutto con estrema eleganza e naturalezza: dagli abiti della Belle Epoque alle silhouette décontracté degli anni Venti, dalle tuniche di Fortuny ai composé maschili a la Coco Chanel. Merito della sua figura sottile e flessuosa che aveva spazzato via i canoni della ballerina carnosa e di quel viso aristocratico venuto da chissà dove viste le sue origini proletarie.
Appassionata di pellicce, di cincillà e di zibellini; divertita da cappelli con piume di struzzo con la mania per le scarpe.
Le sue preferite erano un paio di Mary Jane rosse con tacco a rocchetto morbide e flessibili che si era fatta fare in serie.
Ma era il tutu il suo assolo-emblema.
"La morte del cigno" il suo vero capo feticcio: disegnato da Bakst con le ali dell'animale sulla gonna e una pietra rossa come una ferita sul petto, la ballerina non lo indossava mai più di due volte prima che fosse rinnovato.
La accompagnava ovunque: "Portatemi il mio tutù" chiese prima di spirare, a poche ore dallo spettacolo.
Tratto da un pezzo di Valentina Bonelli
martedì 22 ottobre 2013
giovedì 10 ottobre 2013
20134Lambrate_Janet Gaynor
Janet Gaynor, pseudonimo di Laura Augusta Gainor (Filadelfia, 6 ottobre 1906 – Palm Springs, 14 settembre 1984), è stata un'attrice statunitense.
Nel 1926 vinse l'edizione di quell'anno del premio WAMPAS Baby Stars, un'iniziativa pubblicitaria promossa negli Stati Uniti dalla Western Association of Motion Picture Advertisers, che premiava ogni anno tredici ragazze giudicate pronte ad iniziare una brillante carriera nel cinema.
È stata la prima attrice a vincere il premio Oscar nel 1929 grazie alle sue interpretazioni in Settimo cielo, L'angelo della strada e Aurora.
Negli anni trenta Walt Disney si ispirò al suo volto per la figura di Biancaneve
martedì 8 ottobre 2013
venerdì 4 ottobre 2013
20134Lambrate_SIgnorina reclame: Lora Lamm
Lora Lamm (Arosa, 1928) è un'illustratrice e grafica svizzera. Ha lavorato negli anni '60 per Pirelli e La Rinascente diventando, insieme ad Anita Klinz, una delle pochissime designer grafiche affermate in Italia.
Dopo gli anni formativi trascorsi nella Kunstgewerbeschule a Zurigo, inizia la carriera lavorando per diverse agenzie. Nel 1953 si trasferisce a Milano. In questo periodo di boom economico sono molti i designer svizzeri che si spostano in Italia per beneficiare del clima intellettuale e delle abitudini progressiste che si vanno affermando in quel momento storico. Tra questi merita ricordare Xanti Schawinsky, il già citato Max Huber, Carlo Vivarelli,Walter Ballmer, Aldo Calabresi e Bruno Monguzzi.
Tutti lavorarono per lo Studio Boggeri, fondato da Antonio Boggeri nel 1933. Qui Lora ottiene piccoli incarichi, quali studi di packaging per Motta.
In quel periodo alcune grandi compagnie e aziende italiane - prima fra tutte la Olivetti - danno impulso alla nascita della pubblicità in Italia, dando occasione alle migliore menti del settore della grafica e dell'illustrazione di creare immagini e campagne pubblicitarie diventate nel tempo storiche. Come Olivetti anche Pirelli e La Rinascente creano i loro uffici pubblicità e comunicazione interni, che lavorano con una quantità di collaboratori esterni diversi.
Nel 1954 Lora Lamm viene presentata dal suo compagno di scuola e collega Max Huber alla Rinascente. Huber è già un designer affermato, che ha disegnato per il grande magazzino sia il logo, sia l'immagine coordinata. Per la Rinascente Lora crea una serie di cataloghi, locandine, pubblicità, inviti, mailing, packaging [1]. Il suo stile fresco e iconico la rendono una delle principali contributrici del design milanese degli anni '50 e '60. Nel 1956 progetta i materiali promozionali per la mostra Il Giappone, che promuove la vendita di prodotti giapponesi presso La Rinascente. Lora riprende parte dei materiali visivi della mostra, e li reinterpreta in un pattern geometrico con i colori tradizionali del Giappone. Questo approccio giocoso e sperimentale diventa un suo tratto caratteristico.
Le sue opere, dirette soprattutto al pubblico femminile, sono stilizzate, inaspettate, piene di colore e, anche a una prima occhiata, inducono un senso di meraviglia e coinvolgimento nello spettatore comunicando entusiasmo e spensieratezza. Lora usa raramente la fotografia, perché non apprezza i limiti che le tecniche di stampa dell'epoca impongono. L'illustrazione è la sua tecnica di riferimento e i risultati sono ancora oggi freschi e attuali, come lo erano negli anni '50 e '60.
Nel 1958 Max Huber lascia La Rinascente e Lora prende il suo posto come capo del dipartimento creativo dal 1958 al 1962. Nello stesso periodo lavora per Pirelli, Elizabeth Arden, Olivetti ed altri. Infine nel 1963 Lora Lamm rientra a Zurigo come partner presso Frank C. Thiessing e si dedica al packaging e al design di mostre. In questa città vive e lavora tutt'oggi. Wikipedia
giovedì 3 ottobre 2013
20134Lambrate_Elsa Maxwell
Mario Bernardi Guardi
Nei celebri inserti fotografici del Borghese la sua immagine era spesso associata a quella di un rospo. E in effetti la giornalista gossipara e infaticabile organizzatrice di eventi Elsa Maxwell era grassa, gonfia, tozza e aveva l'aria della zitellona che sta alla corte dei ricchi e dei potenti, tessendo trame ruffianesche, spettegolando e sputacchiando nel piatto dove mangiava. Ora, è chiaro che la nostra Elsa, in questa ricognizione autobiografica, pubblicata nel 1955, otto anni prima della morte (Ho sposato il mondo, Elliot, pp. 374, euro 17,50), non solo addolcisce i tratti del proprio profilo, ma parla di se stessa con una grande simpatia.
Alla faccia di tutti quelli che ce l'hanno con lei, accusandola di sfruttare i suoi amici, di farsi pagare abbondantemente per sponsorizzare arrampicatori sociali, di «collezionare mazzette» elargitele dai fornitori di cibi e bevande, dagli albergatori, dai proprietari dei negozi di lusso ecc. ecc. per far loro pubblicità.
Tutte calunnie, dice Elsa, tutte accuse false: se «ho domandato ogni tanto a un piccolo gruppo di amici di tirarmi fuori da situazioni difficili con modesti prestiti», quei soldi li ho sempre restituiti. E quanto ai vestiti e ai preziosi monili che sfoggio, stilisti e gioiellieri me li regalano perché io li esibisca: perché non dovrei mettermeli?
Del resto, se sin dagli anni Trenta sono diventata un'autorità nell'organizzare feste memorabili, mettendo insieme re, principi, uomini di stato, star, intellettuali di prestigio e poi ho ottenuto un enorme successo come columnist di importanti quotidiani, bisogna tener conto del fatto che tutto questo me lo merito.
DURA GAVETTA
Elsa ha ragione. Il suo è il classico sogno americano perfettamente realizzato. Ovviamente, gli effetti speciali non mancano, visto che la pargoletta destinata a un radioso avvenire vede la luce nel palchetto di un teatro a Keokuk, Iowa.
Elsa ha ragione. Il suo è il classico sogno americano perfettamente realizzato. Ovviamente, gli effetti speciali non mancano, visto che la pargoletta destinata a un radioso avvenire vede la luce nel palchetto di un teatro a Keokuk, Iowa.
Figlia di una brava massaia e di uno scrupoloso assicuratore con la passione della musica e degli artisti in genere, Elsa, sin da quando ha vent'anni, inanella le più svariate attività: pianista in un piccolo cinema, attrice in una compagnia di giro da un capo all'altro degli Usa, accompagnatrice di una stella del varietà in America, in Europa e in Sudafrica, socia di due locali notturni a Parigi, consigliera di stilisti, addetta alle pubbliche relazioni per Montecarlo, sceneggiatrice, giornalista, collaboratrice di riviste e conferenziera. I soldi? Non mancavano, ma, come lei stessa riconosce, non potevano bastare per il tipo di vita mondana che conduceva.
Meno male che gli amici venivano sempre in soccorso e che, ogni volta che piantava le tende nei punti più costosi del mondo, realizzava ottimi accordi con gli alberghi e i ristoranti, ansiosi di ospitare la regina assoluta del gossip.
Davvero un bel tipo, il nostro Rospo. Da New York a Londra, da Parigi a Montecarlo, tra Anni ruggenti e Grande depressione, guerra e dopoguerra, feste, spettacoli, mostre, banchetti, incoronazioni, matrimoni, divorzi, conosce tutto il mondo che conta.
Un elenco interminabile di personaggi perché ci sono, a esempio, gli osannati Churchill, Roosevelt e Eisenhower e i detestati Mussolini e Hitler, coppie a prova di bomba come i duchi di Windsor e coppie destinate a scoppiare come Rita Hayworth e Ali Kahn, Aristotele Onassis e Maria Callas, Cary Grant e Barbara Hutton...
E poi Enrico Caruso che serve ai suoi ospiti pizza spruzzata di cipria, quel tirchio vanesio di George Bernard Shaw, Scott Fitzgerald che non smaltisce né le sbronze né i complessi di inferiorità, Greta Garbo radiosa, solitaria e piena di paure, la maliarda Marlène Dietrich, il bravo, buono e bello Gary Cooper, Hemimgway che si vanta troppo della sua virilità e fa sorgere qualche dubbio,
l'incazzoso seduttore Gianni Agnelli che sfascia fidanzamenti e automobili, Albert Einstein che ama suonare il violino piuttosto che spiegare la teoria della relatività, Charlie Chaplin che improvvisa pantomime per gli ospiti, l'ambasciatrice yankee in Italia Clara Boothe Luce che qualcuno accusa di occuparsi troppo degli affari di casa nostra ma che, in realtà, dolce e democratica com'è, vuole solo il nostro bene ecc. ecc.
C'è di tutto nell'autobiografia di Elsa. Così vitale, così allegra, così comprensiva nei confronti dei ricchi che, come si sa, spesso e volentieri piangono e cercano una spalla - la sua - cui appoggiarsi. Così in gamba da non aver preso la licenza elementare, ma da conoscere alla perfezione Platone, Aristotele e Bergson, e da ricevere i complimenti di Freud. E così orgogliosa da non permettere a nessuno di conoscerla biblicamente. Lei, abilissima mezzana, ma vergine a ventiquattro carati. Niente sesso, sono Elsa.
martedì 1 ottobre 2013
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