giovedì 27 marzo 2014

20134Lambrate_La grande bellezza di Frida 1°parte

                   



Una giornalista, Luisa Simonetto ha scritto un alfabeto amoroso come omaggio a Frida in concomitanza anche della mostra a Roma alle Scuderie del Quirinale dal 20 marzo al 31 agosto. 
Ve lo riporto. 
                     

A AUTORITRATTO 
Frida dipinge Frida. Un'autorappresentazione infinita. Impossibile sfuggire ai suoi occhi.
                     

                  
                
B BELLEZZA 
"Ero solita credere di esser la persona più strana della terra, ma poi ho pensato: siamo così tanti al mondo, ci sarà qualcuno che si sente bizzarro e difettoso come me." " Bellezza e bruttezza sono un miraggio, gli altri finiscono per vedere la nostra interiorità."
                 

C COYOACAN L'antico quartiere a sud di Città del Messico dove sorge la casa Azul, con i muri dipinti di blu elettrico. Per Frida, il 247 di Calle des Londres è il luogo del cuore: ci è nata, ci torna durante le intermittenze del suo matrimonio, ci morirà.  Oggi la casa è un museo.
     

D DIEGO Frida ha 22 anni quando sposa il quarantaduenne Diego Rivera, il più grande artista messicano famoso per i suoi murales che raccontano la rivoluzione. 
Brutto ma carismatico.
L'elefante e la colomba come li definisce la madre di Frida il giorno delle nozze. Lui quattro mogli e tre figli. La ama molto ma la tradisce continuamente con modelle, amiche, le compagne di bevute. Lei lo perdona sempre ma nel '39 gli chiede il divorzio quando lo trova a letto con la sorella preferita. Si risposano poi e lui le resterà vicino fino alla fine.
           

E ELEGANZA Frida ci teneva moltissimo ai vestiti, erano parte della sua persona e della sua arte. Il piccolo guardaroba aperto per volontà di Diego solo dopo 50 anni dalla morte ha svelato centinaia di camicie ricamate dalle donne Tehuana, gonne lunghissime, corpetti di pizzo e sottane candide; cappe scialli e guanti. E ancora scatoloni di nastri, matasse di lana, borsette indiane e cinesi. Noi oggi lo definiremmo etno-chic. Per lei era un segno di appartenenza. A suo marito, a sua madre, benestante messicana di origine spagnole e amerinde. 
                    

F FOTOGRAFI. Il più importante suo papà ebreo tedesco trasferito in Messico, reporter di matrimoni; é lui che mette in mano i pennelli alla figlia. Il secondo Nickolas Muray, star ungherese del fashion system. Ha firmato i ritratti più glamour di Frida. Ne è stato l'amante. 
Nel mezzo Ed Weston, Gisele Freud, Leo Matiz Lola Alvarez Bravo... Ognuno vede la sua Frida.


G GIOIELLI Collane d'ambra, turchesi, medaglioni dello Yucatan, orecchini, Frida non si mostra mai disadorna in pubblico.
                 

H HOLLYWOOD La adora. Nel cinquantesimo della scomparsa le dedica il film Frida. Essere Frida diventa mania.
                   

I INCIDENTE Il 17 settembre 1925. Frida ha 18 anni, l'autobus dove viaggia con il suo innamorato viene travolto da un tram. Per Frida è quasi la fine. La spina dorsale spezzata in tre, passa mesi d'inferno all'ospedale tra busti e trazioni. Ma resta attaccata alla vita, con tutte le sue forze.
Inizia a dipingere, autodidatta e magnifica, la genialità nutrita da sofferenze feroci.

giovedì 20 marzo 2014

20134Lambrate_La donna vista attraverso gli occhi di Brigitte Niedermair

                               
Brigitte Niedermair non è solo un’artista sofisticata con una lunga storia alle spalle e una straordinaria abilità nell’usare la tecnica della fotografia: è soprattutto un’autrice consapevole che il linguaggio dell’arte è un percorso mentale fatto di estetica e di un “perché” lasciato in sospeso tra chi realizza l’opera e chi la guarda. 






Nei suoi lavori si avverte qualcosa di impalpabile, qualcosa che sfugge.
Nonostante siano private di qualcosa che le identifichi, le figure di Brigitte sottendono un qualcosa di erotico, lieve come i colori impiegati nelle composizioni.
Nulla di più femminile.










giovedì 13 marzo 2014

20134Lambrate_Frida!!

                       


"Nell’aprile del 1953, un anno prima di morire all’età di quarantasette anni, Frida Kahlo ebbe la prima importante retrospettiva messicana delle sue opere pittoriche. La sua salute si era ormai talmente deteriorata che nessuno si aspettava di vederla all’inaugurazione. Ma alle otto di sera, un attimo dopo che le porte della Galleria d’arte contemporanea di Città del Messico si furono aperte al pubblico, arrivò un’ambulanza. 
            


L’artista, vestita del suo prediletto costume messicano, venne portata in barella fino al grande letto che già dal pomeriggio era stato installato nella galleria. Il letto era decorato come piaceva a lei, con fotografie del marito, il grande muralista Diego Rivera, e dei suoi eroi politici, Malenkov e Stalin. Scheletri di cartapesta pendevano dal baldacchino alla cui volta era stato fissato uno specchio che rifletteva il suo volto devastato eppure splendente di gioia. 
                          

Ad uno ad uno, duecento tra amici e ammiratori andarono a congratularsi con Frida, quindi formarono un circolo intorno al suo letto e si misero a intonare con lei ballate messicane che durarono fino a notte inoltrata."
                     
Questo è l’incipit del prologo della vita di Frida narrata da Hayden Herrera, massima esperta della vita di questa donna straordinaria. Un incipit che rappresenta il culmine e che testimonia le qualità di questa donna: il coraggio, l’alegría di fronte alla sofferenza fisica che l’accompagno per tutta la sua esistenza, la passione, la sorpresa e la specificità; un amore tutto suo per lo spettacolo come maschera con cui proteggere se stessa e la propria dignità. Terza figlia, nasce il 6 luglio del 1907.
                                

Poco dopo la madre si ammala e Frida viene allattata da una donna indigena, fatto per lei di fondamentale importanza. Tre anni dopo scoppia la rivoluzione messicana. Un giorno si odono spari e grida. Bussa alla porta della casa dei Kahlo un gruppo di ribelli affamati e stanchi che sanno di poter contare su gente amica. Frida si intrufola e li osserva seria ma senza paura, ha tre anni ma è attratta dall’evento straordinario.
                             

Appena poco più grande dichiarerà sempre di essere nata il 7 luglio 1910, inizio della rivoluzione guidata dai leggendari Pancho Villa e ed Emiliano Zapata. Non era una civetteria: era convinta di essere realmente nata col Messico nuovo.
A sei anni si ammala di poliomenite, e da qui inizierà il calvario atroce che l’accompagnerà per tutta la vita, a cui farà seguito un brutto incidente che peggiorerà la situazione e la porterà a convivere quasi quotidianamente con il dolore. Se gli autoritratti servivano a confermare la sua presenza, i costumi davano alla donna fragile e spesso costretta a letto la sensazione di essere più magnetica e visibile. Paradossalmente, essi erano la maschera e cornice allo stesso tempo, ed erano in grado di distrarla dal dolore interno.

                             

Frida conosceva il potere magico degli abiti come sostituti; scrisse nel diario che il costume da tehuana era il ritratto in assenza di una sola persona: il proprio io assente. Quando rideva era uno scroscio di risa profondo e contagioso; indossando questi abiti sgargianti, faceva sensazione ovunque andasse.
Nel 1929 divenne la terza moglie di Diego Rivera: che coppia incredibile! Lei piccola, impulsiva e fiera, pareva essere uscita da un romanzo di García Márquez, lui enorme e stravagante.
“In vita mia mi sono capitati due incidenti gravi – disse una volta – Il primo quando un tram mi ha messa al tappeto. L’altro incidente è Diego.”

Lo amò ossessivamente, cercando però per tutta la vita di sottrarsi al suo dominio. Che Diego fosse infedele e che la faccenda la facesse soffrire è fuori discussione, ma se Frida si disperò non mancò comunque occasione in cui disse che non le importava e che anzi era divertita.
           

D’altro canto Rivera amava le donne forti e indipendenti e la incoraggiò sempre e la spinse a cercare un suo stile personale. A poco a poco divenne essenziale nella vita di lui: acuta nel riconoscere i suoi bisogni, le aree di vulnerabilità e da qui seppe costruire il legame che la trattennero a lui. Lo divertì e seppe stupirlo, sempre.
Alla sua morte, il viso grasso e pieno di Diego si afflosciò e ingrigì. Nella sua autobiografia, riporta il giorno 13 luglio del 1954 come il più triste della sua vita. 
         

Nel 1955 Diego regalò la casa di Frida al popolo del Messico con tutto quello che conteneva. Oggi la casa è aperta ai visitatori e proprio qui si ha la sensazione di averla conosciuta: i suoi costumi, i gioielli, le sue bambole, le lettere, i libri, i messaggi d’amore, la sua collezione di arte popolare offrono un’immagine vivida della sua personalità. Passando molti mesi a letto, la casa era un’estensione del suo mondo. Il suo ultimo quadro è ancora appeso in soggiorno e rappresenta alcune angurie che si stagliano su un cielo azzurro brillante. Il più popolare dei frutti messicani si presenta, intero, a metà, a quarti, spaccato.
Pochi giorni prima di morire, Frida intinse il pennello in una vernice rosso sangue e scrisse il proprio nome, la data e il luogo, dove il quadro era stato eseguito.
Poi in maiuscolo tracciò il suo saluto: VIVA LA VIDA.

mercoledì 12 marzo 2014

20134Lambrate_Sono arrivati gli Haori e i Kimono!!

Shimura Tatsumi
                                                           

Shimura Tatsumi

Shimura Tatsumi
                                                       

Shimura Tatsumi
                                                               

Shimura Tatsumi

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