mercoledì 9 novembre 2011

Via Conte Rosso 22 MY WAY- FABIO BORTOLANI

                                           
Inaugura stasera a Milano, presso lo spazio SUBALTERNO1,  la mostra My Way di Fabio Bortolani, a cura di Stefano Maffei. Una raccolta di disegni, progetti, oggetti, prototipi, pezzi unici, edizioni limitate: un percorso dietro le quinte sulla sua ricerca progettuale.
di Stefano Maffei
Un piccolo documentario. O una esplorazione di un insieme sconosciuto di idee e progetti. Attraverso la carrellata delle sue ecocornici che, come una sequenza di fotogrammi, puntano lo sguardo sul mondo che ci circonda. Una visione indagatrice, attenta, che scarnifica gli oggetti quotidiani e li ridisegna trasferendogli semplicità, rigore, equilibrio. Espressione di quella che una volta si sarebbe chiamata arte. Che qui è rappresentata nella sua interezza.
                                
Un’arte del fare, che osserva e poi trasferisce sulla carta con gli acquerelli il progetto. E gli oggetti frutto di queste visioni popolano la galleria: prima il tavolo, poi le pareti sino ad invadere segnicamente tutto il nostro spazio mentale. Artefatti che sono stati nascosti, sepolti nell’archivio personale di Fabio. E’ la linea di continuità, originale, unica, appartata tra il mondo dell’arte, del progetto, del design e dell’architettura e il mondo dell’artigianato, dell’industria.
                                          
Le sue mani o quelle di sapienti faber del territorio vicino hanno toccato, lavorato, accarezzato ogni oggetto che ritroviamo esposto. Lavorando nella quiete suo studio-atelier-falegnameria in quel di Spilamberto, Fabio è un antesignano di quei makers o autoproduttori che amiamo noi di Subalterno1. Alfiere simbolo di una poesia unica nascosta tra le pieghe di una provincia meccanica che nasconde cultura e sapienza progettuale profonda, classica sotto la rudezza di chi ha tanto visto (e da questo vedere è stato alla fine annoiato).
Questa mostra è una incursione nel suo back stage creativo e personale fatto di disegni, progetti, oggetti, prototipi, pezzi unici, edizioni limitate. La testimonianza di una sperimentazione continua, ossessiva, appassionata. Che a mio parere ricorda per sensibilità e assonanza estetica e concettuale la ricerca e la sperimentazione di un altro grandi visionario come Donald Judd. Ma fatta a modo suo. E messa in scena da un sidvicious emiliano che non ha la cresta punk ma un pennello sottile, che dipinge e immagina per velature successive il mondo. “My Way” appunto. Con una cifra che direi quasi giapponese. Guardo le sue cornici con gli acquerelli. E provo una tranquillità inattesa. Come direbbe lui. Prestigio.

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