giovedì 15 luglio 2010

Anna Magnani





"Le rughe non coprirle che ci ho messo una vita a farmele venire"

mercoledì 14 luglio 2010

"Ho bisogno di Givenchy come le donne americane hanno bisogno dello psicanalista"
Audrey Hepburn





Ho voglia di gialloooo!








Bruno Martino: Estate



PS. HAVE A GREAT SUMMER!

martedì 13 luglio 2010

Il film di ieri sera.. vintage con groppo alla gola



Siamo nel 1938, Concorrenza sleale racconta la storia di una rivalità tra un sarto milanese trasferito a Roma e un merciaio romano ebreo. Il primo altezzoso e schivo quanto il secondo cordiale e allegro. Abitano nello stesso stabile, hanno due negozi confinanti, la loro rivalità e inversamente proporzionale alla complicità tra le famiglie.
Gli screzi tra i due sono frequenti a causa del continuo tentare di rubarsi la clientela a vicenda. Screzi leggeri che arrivano a un culmine quando Umberto insulta Leone, dopo essere venuti alle mani, affermando che un ebreo rimane pur sempre un ebreo.
Nell’imbarazzo generale che si crea a seguito di tale affermazione Umberto prende coscienza di sé e, pur non essendo un antifascista dichiarato (a differenza del fratello professore, che gli rimprovera proprio il suo non voler prendere posizione), offrirà la sua solidarietà al nemico di commercio di fronte alle assurde leggi razziali che l’italia fascista ha promulgato.
Scola intreccia la storia di una piccola rivalità commerciale con quella dell’Italia fascista a ridosso dell’inizio della pagina più vergognosa e ignobile di quel regime: le leggi razziali che all’improvviso disintegrarono quelle poche regole civili di convivenza e di umanità che il fascismo non aveva ancora intaccato.
Il film si apre con le parole del figlio del sarto fuori campo e le immagini dei suoi disegni sul diario, parole e immagini che ricorrono spesso durante lo svolgimento, a ricordarci come sia l’innocenza dell’infanzia ad osservare con acume e sagacia l’assurdità di quel periodo culminato nella tragedia che tutti conosciamo, l’olocausto! I toni sono quelli di una commedia che lascia l’amaro in bocca con la sapienza di un maestro capace di tratteggiare finemente la psicologia dei personaggi.

lunedì 12 luglio 2010

Parole, soltanto parole, parole tra noi (cit.)






source:
http://www.toomuchshopping.com/wp-content/uploads/2010/03/parole.jpg
digilander.libero.it/bimbadepoca/parole.jpg
http://vitappunti.files.wordpress.com/2009/09/parole.jpg

Le parole
se si ridestano
rifiutano la sede
più propizia, la carta
di Fabriano, l’inchiostro
di china, la cartella
di cuoio o di velluto
che le tenga in segreto;
le parole
quando si svegliano
si adagiano sul retro
delle fatture, sui margini
dei bollettini del lotto,
sulle partecipazioni
matrimoniali o di lutto;
le parole
non chiedono di meglio
che l’imbroglio dei tasti
nell’Olivetti portatile,
che il buio dei taschini
del panciotto, che il fondo
del cestino, ridottevi
in pallottole;
le parole
non sono affatto felici
di essere buttate fuori
come zambrocche e accolte
con furore di plausi e
disonore;
le parole
preferiscono il sonno
nella bottiglia al ludibrio
di essere lette, vendute,
imbalsamate, ibernate;
le parole
sono di tutti e invano
si celano nei dizionari
perché c’è sempre il marrano
che dissotterra i tartufi
più puzzolenti e più rari;
le parole
dopo un’eterna attesa
rinunziano alla speranza
di essere pronunziate
una volta per tutte
e poi morire
con chi le ha possedute

Eugenio Montale

Una poesia di Wislawa Szymborska



Una dicharazione del Premio Nobel polacco: "Pubblico poco perché scrivo di notte, di giorno rileggo tutto e butto via molto"

AMORE A PRIMA VISTA
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
-ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso giocava con loro.

Non ancora pronto del tutto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
con un salto si scansava.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa’
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al riveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.



venerdì 9 luglio 2010

Camilla, meravigliosa Camilla





Camilla è una ragazza straordinaria, la conosco da poco ma le coincidenze della nostra vita e le sorprese che la stessa ci regala mi fanno pensare che c'è un sottile filo tra noi che ci lega da tempo.
Ecco cosa ha riportato oggi nel suo blog.

"... Altra novità: sono stata nel mitico negozio vintage di Cecilia. Ci siamo mangiate un ghiacciolo al limone e ho provato dei magnifici vestitini. Nel pieno delle prove, una cliente-amica del negozio mi ha chiamato per nome e ha aggiunto:
- Ma io non ti ho fatto da baby-sitter?!
Pazzesco: la mia baby-sitter di più di vent’anni fa, poco dopo un ghiacciolo al limone, in un negozio di amenità e tra le simpatiche chiacchiere con la sua proprietaria!! Non vi pare un film? :DD
A breve delle foto straordinarie, almeno quanto l’energia che si respira da quelle parti. "

giovedì 8 luglio 2010

Per la serie... Un mito al mese





VIVA LA VIDA
La forza di Frida Kahlo


Nell’aprile del 1953, un anno prima di morire all’età di quarantasette anni, Frida Kahlo ebbe la prima importante retrospettiva messicana delle sue opere pittoriche. La sua salute si era ormai talmente deteriorata che nessuno si aspettava di vederla all’inaugurazione. Ma alle otto di sera, un attimo dopo che le porte della Galleria d’arte contemporanea di Città del Messico si furono aperte al pubblico, arrivò un’ambulanza. L’artista, vestita del suo prediletto costume messicano, venne portata in barella fino al grande letto che già dal pomeriggio era stato installato nella galleria. Il letto era decorato come piaceva a lei, con fotografie del marito, il grande muralista Diego Rivera, e dei suoi eroi politici, Malenkov e Stalin. Scheletri di cartapesta pendevano dal baldacchino alla cui volta era stato fissato uno specchio che rifletteva il suo volto devastato eppure splendente di gioia. Ad uno ad uno, duecento tra amici e ammiratori andarono a congratularsi con Frida, quindi formarono un circolo intorno al suo letto e si misero a intonare con lei ballate messicane che durarono fino a notte inoltrata.
Questo è l’incipit del prologo della vita di Frida narrata da Hayden Herrera, massima esperta della vita di questa donna straordinaria. Un incipit che rappresenta il culmine e che testimonia le qualità di questa donna: il coraggio, l’alegría di fronte alla sofferenza fisica che l’accompagno per tutta la sua esistenza, la passione, la sorpresa e la specificità; un amore tutto suo per lo spettacolo come maschera con cui proteggere se stessa e la propria dignità. Terza figlia, nasce il 6 luglio del 1907. Poco dopo la madre si ammala e Frida viene allattata da una donna indigena, fatto per lei di fondamentale importanza. Tre anni dopo scoppia la rivoluzione messicana. Un giorno si odono spari e grida. Bussa alla porta della casa dei Kahlo un gruppo di ribelli affamati e stanchi che sanno di poter contare su gente amica. Frida si intrufola e li osserva seria ma senza paura, ha tre anni ma è attratta dall’evento straordinario.
Appena poco più grande dichiarerà sempre di essere nata il 7 luglio 1910, inizio della rivoluzione guidata dai leggendari Pancho Villa e ed Emiliano Zapata. Non era una civetteria: era convinta di essere realmente nata col Messico nuovo.
A sei anni si ammala di poliomenite, e da qui inizierà il calvario atroce che l’accompagnerà per tutta la vita, a cui farà seguito un brutto incidente che peggiorerà la situazione e la porterà a convivere quasi quotidianamente con il dolore. Se gli autoritratti servivano a confermare la sua presenza, i costumi davano alla donna fragile e spesso costretta a letto la sensazione di essere più magnetica e visibile. Paradossalmente, essi erano la maschera e cornice allo stesso tempo, ed erano in grado di distrarla dal dolore interno.
Frida conosceva il potere magico degli abiti come sostituti; scrisse nel diario che il costume da tehuana era il ritratto in assenza di una sola persona: il proprio io assente. Quando rideva era uno scroscio di risa profondo e contagioso; indossando questi abiti sgargianti, faceva sensazione ovunque andasse.
Nel 1929 divenne la terza moglie di Diego Rivera: che coppia incredibile! Lei piccola, impulsiva e fiera, pareva essere uscita da un romanzo di García Márquez, lui enorme e stravagante.
“In vita mia mi sono capitati due incidenti gravi – disse una volta – Il primo quando un tram mi ha messa al tappeto. L’altro incidente è Diego.”
Lo amò ossessivamente, cercando però per tutta la vita di sottrarsi al suo dominio. Che Diego fosse infedele e che la faccenda la facesse soffrire è fuori discussione, ma se Frida si disperò non mancò comunque occasione in cui disse che non le importava e che anzi era divertita.
D’altro canto Rivera amava le donne forti e indipendenti e la incoraggiò sempre e la spinse a cercare un suo stile personale. A poco a poco divenne essenziale nella vita di lui: acuta nel riconoscere i suoi bisogni, le aree di vulnerabilità e da qui seppe costruire il legame che la trattennero a lui. Lo divertì e seppe stupirlo, sempre.
Alla sua morte, il viso grasso e pieno di Diego si afflosciò e ingrigì. Nella sua autobiografia, riporta il giorno 13 luglio del 1954 come il più triste della sua vita. Nel 1955 Diego regalò la casa di Frida al popolo del Messico con tutto quello che conteneva. Oggi la casa è aperta ai visitatori e proprio qui si ha la sensazione di averla conosciuta: i suoi costumi, i gioielli, le sue bambole, le lettere, i libri, i messaggi d’amore, la sua collezione di arte popolare offrono un’immagine vivida della sua personalità. Passando molti mesi a letto, la casa era un’estensione del suo mondo. Il suo ultimo quadro è ancora appeso in soggiorno e rappresenta alcune angurie che si stagliano su un cielo azzurro brillante. Il più popolare dei frutti messicani si presenta, intero, a metà, a quarti, spaccato.
Pochi giorni prima di morire, Frida intinse il pennello in una vernice rosso sangue e scrisse il proprio nome, la data e il luogo, dove il quadro era stato eseguito.
Poi in maiuscolo tracciò il suo saluto: VIVA LA VIDA.

mercoledì 7 luglio 2010

Amarcord

Partiamo dal mitico mottarello

... passando per la coppa del nonno

per chiudere con un bel cartello vintage dell'Alemagna


mi sembra di avvertire meno il caldo!

Baci eterni

... per iniziare il bacio più lungo della storia del cinema:
Ingrid Bergman e Cary Grant in Notorius (1956)
Io non l'ho cronometrato, ma non mi è sembrato, vedendolo, particolarmente chilometrico.








... e per chiudere in bellezza... Burt Lancaster e Deborah Kerr

martedì 6 luglio 2010

Hymne à l' Amour (Edith Piaff)




oggi mi sento particolarmente affetta da saudade

Il cacciatore di Birkin



Una frase tratta dal libro:
"Se un uomo ti regala una borsa, è un uomo speciale. Se un uomo ti regala una Birkin, è il Principe Azzurro."

lunedì 5 luglio 2010

oh my blog


Tacco, che passione!
Sono la nostra condanna ma anche la nostra tentazione più grande.
Ma quale donna può resistervi? e aggiungo anche il blogger Bryan Boy che, quanto pare, le ama più di noi!
Ho scovato qualche bel sito che forse conoscerete già o che magari vi aiuterà nelle vostre ricerche:

http://www.shoewawa.com
uno dei più cliccati e pratici.
Per chi non ha tempo da perdere!

http://www.ohmyshoes.it
finalmente un made in Italy.
Per chi non mastica troppo l'inglese!

http://passionlouboutin.blogspot.com
una vera dichiarazione d'amore per Louboutin.
Per chi... o meglio Perché Louboutin è sempre Louboutin!

http://jakandjil.com/blog/?cat=12
Un blogger che si intende di moda e di street style.
Per chi cerca la perfezione!

http://obsessedwithshoes.com
Ovvero, come farsi del male vedendo le novità a poche ore dalla sfilata che arriveranno in negozio dopo sei lunghi mesi
Per chi sa aspettare!

Ah, una segnalazione: proprio ieri mi son arrivate nove paia di Ferragamo bellissime!
Da vedere!

Fashion toys!!




...i pupazzi realizzati a Bali con stoffe di recupero e cotone lavorato all'uncinetto di Ludovica Virga son davvero IN.

un bel tuffo.... nel passato



La Triennale a Milano, dal 16 giugno al 12 settembre, presenta la mostra "NAPOLEONE e L'IMPERO DELLA MODA". Si possono ammirare tanti costumi d'epoca: un viaggio che parte dal quotidiano con i diversi modi di vestire nell'arco della giornata, delle stagioni, anche quelle della vita.
Pare che le prime fashion victim siano nate in questo periodo così come la più antica rivista di moda: Costume Parisien
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