lunedì 28 febbraio 2011

Fatevi dire sempre sì.

Ho appena scovato un libro che svela i segreti della comunicazione non verbale.
Ecco alcuni consigli, alcuni scontati, altri forse meno:
- Passo deciso che indica decisione precisa
 - Sorriso. Sempre. Un ottimo biglietto da visita

- No alle borse maxi, danno sempre l'impressione che siamo    abituate a portarci dietro troppe cose



                               
- Sguardo sempre sull'interlocutore, distoglierlo è segno di debolezza
                                                                                                                                     
- Braccia conserte. Mai. Sinonimo di chiusura

- Gambe incrociate. No. Provoca distrazione

                                                              
- Look. Dipende dalla situazione. Indossare comunque qualcosa che ci faccia sentire sempre a nostro agio.  

                                                                                                                                                 
- Stringere la mano. Sempre e data in modo sicuro

- Tacchi. Sì. Le scarpe aiutano a mantenere una postura corretta che comunica sicurezza

sabato 26 febbraio 2011

Oggi siamo su DCASA, l'allegato di Repubblica!

                                                                       
                                                                       

venerdì 25 febbraio 2011

Una chicca unica



Grazie Kym per questo regalo magnifico proprio perché inaspettato e quasi introvabile!

giovedì 24 febbraio 2011

I sogni...



Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti in lui superano i sogni . Albert Einstein

Eleanor Roosevelt

                             
                                                                      
                                                                        
Madre di sei figli, non bella, attratta dalle donne. I suoi rapporti sessuali con il marito Presidente erano un tormento.
Eppure furono una coppia di ferro. Grazie a uffici vicini. E a camere separate.

Sapeva di essere brutta. Franklin, figlio unico, le chiese di fargli sei figli. Lei gli fece sei figli.

Lucy Mercer, segretaria personale di lei. Missy Lehand, segretaria personale di lui. Settembre 1918. Franklin è tornato dal fronte. Nel disfare la valigia Eleanor trova un pacco di lettere profumate. Le ha scritte Lucy a suo marito.
Piantata Lucy, Roosevelt si porta a letto Missy. Eleanor vuole divorziare, smette di mangiare. Alla fine decide di restare.
Però: camere separate, vite separate, amici separati, amministrazioni separate anche se con uffici attigui.
Diventano una coppia di ferro.

Churchill era ospite alla Casa Bianca, la notte ebbe bisogno del bagno e in corridoio sorprese Missy che usciva in vestaglia dalla camera del Presidente. Missy: "Buonasera. Aiutavo il Presidente a riordinare la collezione di francobolli."

"Non mi costò nessun sacrificio perché i rapporti sessuali con tuo padre sono sempre stati un tormento (alla figlia)."

Negli anni Venti Franklin ha preso la poliomelite e gira in carrozzella. Eleanor frequenta Ester Lape ed Elizabeth Read, lesbiche, girano in tweed fatti su misura, giacca e pantaloni, patite di wrestling, vanno a caccia, ecc.

"Come visse la sera di Pearl Harbor? Mio marito venne a cena più tardi - Eleanor a Enzo Biagi

lunedì 21 febbraio 2011

Chiamami ancora amore


E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare;
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero;
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore


Chiamami ancora amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole;
Chiamami ancora amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami sempre amore


Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso,
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo


Chiamami ancora amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami sempre amore
Continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;

Chiamami ancora amore
Perché noi siamo amore
Roberto Vecchioni

venerdì 18 febbraio 2011

Elsa Morante

                                
"Bisogna sapere che io, per mia sorte, fui sempre di quelli che s'innamorano in modo eccessivo e inguaribile, e dei quali nessuno mai s'innamora. Mia madre era stato il primo, e il più grave, dei miei amori infelici" (da Menzogna e sortilegio)

Nel 1936 incontrò Alberto Moravia. Enzo Siciliano: Lui aveva 29 anni, lei 24. Li presentò, nella birreria Dreher di Roma, il pittore Giuseppe Capogrossi. La Morante viveva compilando tesi di laurea per conto terzi. Fece credere a Moravia di essere scappata di casa e d'aver conosciuto un omosessuale inglese che proprio davanti a lei aveva ucciso il suo amante. Di questo omossessuale - disse - lei era pazzamente innamorata. Moravia ha credito a questa storia fino al 1982.
                                                                       
"Quando era bambina vedevo Elsa Morante, mia zia, come una donna sola e infelice e mettevo in relazione la sua infelicità con il mestiere di scrittrice. Un suo amico raccontava che negli ultimi anni Elsa chiedeva a tutti: "Qual'è secondo voi la frase d'amore più vera, quella che esprime al massimo il sentimento?". Tutti dicevano grandi cose. Lei rispondeva: "No, la frase d'amore, l'unica, è: hai mangiato?" (Laura Morante)

"Dicevo a Moravia che sarebbe stato meglio divorziare da Elsa, e lui rispondeva: Non vuole, non vuole, cosa vuoi che faccia? Elsa gli diceva: "Mi hai sposato davanti a Dio e solo lui può sciogliere il nostro vincolo". Era una ripicca. Elsa aveva un caratteraccio e a volte scoppiava, gridando. Alberto invece prendeva a balbettare, a straparlare... aveva paura degli sfoghi di lei. Non bisogna fare un mito della Morante, non era certo una santa.(Edith Bruck)
                                                                 
"Sono nata povera ma non posso vivere nella sporcizia" (Elsa Morante, moribonda al Comune di Roma che le offriva un posto letto in una modesta clinica del Portuense)

mercoledì 16 febbraio 2011

PINA BAUSCH: un'esperienza di teatro e di vita che mancava da vent'anni

                                  

Per gli appassionati della danza, la lunga attesa è terminata per lasciare spazio allo spettacolare ed entusiasmante spettacolo dal vivo: Vollmond (Luna piena).
Per i tanti che non hanno potuto godersi lo spettacolo dal vivo, l’appuntamento è al cinema in data da appurarsi con il film Pina, realizzato in 3D da Wim Wenders e che è stato presentato in prima mondiale alla Berlinale il 13 febbraio.
LO SPETTACOLO – Presentato in prima assoluta per l’Italia, Vollmond fu creato da Pina Bausch nel 2006 e già applaudito a Parigi e a New York.
"Vollmond è un dialogo appassionato con gli elementi della natura.
Dalla recensione di Patrizia Binco si legge:
"Una enorme roccia invade un lato della scena. Potrebbe essere un grande meteorite caduto dal cielo, oppure una caverna dentro la quale rifugiarsi, o ancora un ponte sul quale salire per raggiungere nuove mete.
Intorno a questa roccia, sulla quale cade a tratti una pioggia battente, danza una umanità che oscilla tra gioia e disperazione, tra passione amorosa e odio nei confronti dell'altro sesso, tra follia e lucida consapevolezza di una esistenza umana a volte senza senso. La luce di una invisibile luna piena illumina la scena del Teatro Strehler di Milano dove, dopo vent'anni di assenza si è esibita per quattro giorni, la compagnia del Tanztheater di Pina Bausch in "Vollmond".
"Uno spazio dove possiamo incontrare l'altro " così definiva la stessa Bausch il suo modo di coreografare attraverso il Teatrodanza, un nuovo modo di interpretare la danza partendo dalle emozioni e dai sentimenti degli stessi ballerini i quali, ben lontani i dagli stereotipi puramente formali, narrativi o astratti della danza classica e moderna, guidano se stessi e gli spettatori in una esperienza in cui la vita vera, vista nella sua quotidianità, trova un perfetto equilibrio con la cosiddetta finzione scenica.
Le scenografie, come anche le musiche scelte dalla Bausch, non sono mai ornamentali o decorative, ma poetiche e cercano sempre di visualizzare i moti interiori dell'animo attraverso elementi scenografici in cui compare la natura o il passaggio che ci circonda.
Anche in "Luna piena", come in tutti gli spettacoli della Bausch, il punto di partenza sono i piccoli gesti quotidiani apparentemente banali, come per esempio bere un bicchiere d'acqua, o versare dell'acqua da una bottiglia piena. Eleganti donne in abito da sera con tacchi alti compaiono sulla scena, sembra di essere ad una party, le donne ancheggiano, si siedono aspettando che il loro cavaliere servi loro un buon bicchiere da sorseggiare, ma poi l'azione viene esasperata, il cavaliere non versa solo l'acqua l'acqua nel bicchiere, ma fuori e continua in modo esagerato fino a bagnare completamente la partner da capo a piedi.
Come sempre negli spettacoli della Bausch, la conflittualità uomo donna emerge prepotentemente, attrazione e repulsione, amore e odio, piccole ripicche quotidiane costellano tutto lo spettacolo. Una danzatrice entra in scena indossando un reggiseno e istruisce il suo nuovo partner sui tempi da battere per riuscire a slacciarglielo il più velocemente possibile. Lo istiga a battere il record di due secondi. Un semplice bacio dato sulla bocca, può invece diventare, nella sua esasperata ripetitività, un modo per respingere l'uomo e portarlo a rifiutare le avances. Protagonista dei rapporti tra uomo e donna è sempre l'amore. "Preferite un amore lungo e duraturo con tutti i crismi - chiede una danzatrice - oppure un tantino di amore ogni giorno?"




                              


                                




le immagini sono tratte dal film Pina di Wenders

martedì 15 febbraio 2011

Capire bene la gente non è vivere

                              

"Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, e tuttavia non manchi mai di capirla male.
Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato.
La capisci male prima d'incontrarla, mentre pregusti il momento in cui l'incontrerai; la capisci male mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro dell'incontro, e scopri ancora una volta di aver travisato...
Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere.
Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male.
Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando.
Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di avere ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita.
Ma se ci riuscite... Be', siete fortunati."
Philip Roth

La vetrina della settimana

lunedì 14 febbraio 2011

Sensibili alle madri

                          

Tre esordi letterari sul dolore di crescere e il rapporto con la propria madre.
Un'ambientazione contadina fa da sfondo alla prima storia. Mia madre è un fiume dell'abruzzese Donatella Di Pietrantonio narra con una lingua straordinaria e dolente il rapporto della figlia adulta che racconta alla madre malata e priva di memoria la proprio storia. Vita contadina di una donna “troppo educata al sacrificio per permettersi il piacere di stare con la sua creatura.”

                                                                           
La vita accanto, prima fatica letteraria della quarantenne Mariapia Veladiano, laurea in teologia, è l'epopea di una donna che ha imparato fin dall'infanzia che chi è brutta " non fa capricci, non chiede, impara presto a mangiare senza fare briciole con il pane", ambietata a Vicenza. Rebecca è nata brutta da una madre bellissima, che alla sua nascita è ammutolita, morendo a poco a poco nella sua elegante casa. Solo crescendo Rebecca capirà che non è stata sua la colpa involontaria ad allontanare la madre ma un male molto più forte e irrimediabile.

                                 

Lo stesso silenzio al posto delle parole si respira tra le pagine del libro Settanta acrilico, trenta lana della giovane esordiente catanese Viola Di Grado. Ci racconta il microcosmo morboso di una figlia e una madre italiane nella desolante Leeds. Alla morte del padre, per loro “tempo e spazio si sono azzerati.” Smettono di parlare comunicando solo con gesti asciutti e surreali.

sabato 12 febbraio 2011

Mentre penso a come va il mondo...

                                  

I GIUSTI



Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.


J. L. Borges

venerdì 11 febbraio 2011

Una intera vita

                              
                                                                                 
Quando ero piccolo sapevo dipingere come Raffaello, mi ci è voluta però una vita intera per imparare a disegnare come un bambino."
— Pablo Picasso

                               

giovedì 10 febbraio 2011

Ah Pasolini, come ci manchi

                               
Il problema è avere gli occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio.

- Pier Paolo Pasolini -

Però è strano che non si organizzino mai concorsi di bellezza interiore!

               
"Però è strano che non organizzino mai concorsi di bellezza interiore."

David Grossman

Lo stile. Balenciaga



 


mercoledì 9 febbraio 2011

Tuttalpiùmuoio...

                                

"La gente oggi ha paura di amare. In giro non ci sono più esseri erotici. Non vedo più uomini che amano veramente le donne, e non vedo più donne che amano veramente se stesse. La bestia è un’immagine che avevo in testa e che mi ossessionava: sentivo un mostro che mi azzannava al collo. Quel mostro per me è la vita, e non si capisce se la vittima siamo noi o lei. Siamo noi i parassiti o lei? Ecco perché cerco di morderla questa vita; per riappropriarmene e trasformare questo morso prima in un ghigno e poi in un sorriso."
Tuttalpiù muoio - Filippo Timi

lunedì 7 febbraio 2011

Non v'è amore per la vita senza disperazione di vivere. Albert Camus

                                                                             
Anch'io come tutti, avevo letto dei racconti sui giornali. Ma certo esistevano libri speciali che non ho mai avuto la curiosità di consultare; in essi forse avrei trovato dei racconti di evasione. Avrei saputo che almeno in un caso la ruota si era fermata, che in quel precipitare irresistibile, una sola volta, il caso e la fortuna avevano cambiato qualcosa. Una volta! In fondo credo questo mi sarebbe bastato: il mio cuore avrebbe fatto il resto.


In fondo non c'è idea cui non si finisca per fare l'abitudine.

Persino da un banco di imputato è sempre interessante sentire parlare di sé.

Una disgrazia tutti sanno cos'è. È una cosa che lascia senza difesa.

A parer suo siamo tutti condannati a morte. Ma l'ho interrotto dicendogli che non era la stessa cosa e che comunque questa non poteva esserein nessun modo una consolazione.

"Non hai dunque nessuna speranza e vivi pensando che morirai tutt'intiero?". "Sì", gli ho risposto.

Allora ha abbassato la testa e si è rimesso a sedere. Mi ha detto che aveva pietà di me. Non credeva che un uomo potesse sopportare una simile cosa. Quanto a me, ho sentito soltanto che cominciavo ad annoiarmi.

Secondo lui la giustizia degli uomini non era nulla e la giustizia di Dio era tutto. Gli ho fatto notare che era la prima che mi aveva condannato.

Gli ho detto che non sapevo che cosa fosse un peccato: mi era stato detto soltanto che ero un colpevole. Ero colpevole, pagavo, non si poteva chiedermi nulla di più.

"Tu ti inganni, figlio mio", mi ha detto. "Ti si potrebbe domandare di più. Te lo domanderanno, forse". "E che cosa mai?". "Ti potrebbe esser chiesto di vedere". "Vedere cosa?" [...] "Tutte queste pietre sudano il dolore, lo so. Non l'ho mai guardate senza angoscia. Ma dal fondo del mio cuore so che i più miserabili di voi hanno visto sorgere dalla loro oscurità un volto divino. è questo volto che vi si chiede di vedere".

Mi sono animato un po'. Ho detto che erano mesi che guardavo quei muri. Non c'era nulla né alcuna persona al mondo che conoscessi meglio. Forse, già molto tempo prima vi avevo cercato un volto. Ma quel volto aveva il colore del sole e la fiamma del desiderio: era quello di Maria.

"No, non posso crederti. Sono sicuro che ti è avvenuto di desiderare un'altra vita". Gli ho risposto che naturalmente mi era avvenuto, ma ciò non aveva maggiore importanza che il desiderare di essere ricco, di nuotare molto veloce o di avere una bocca meglio fatta. Erano desideri dello stesso ordine. Ma lui mi ha interrotto e voleva sapere come vedevo quest'altra vita. Allora gli ho urlato:"Una vita in cui possa ricordarmi di questa"

Io, pareva che avessi le mani vuote. Ma ero sicuro di me, sicuro di tutto, più sicuro di lui, sicuro della mia vita e di questa morte che stava per venire. Sì, non avevo che questo. Ma perlomeno avevo in mano questa verità così come essa aveva in mano me.

Tutti sono privilegiati. Non ci sono che privilegiati. Anche gli altri saranno condannati un giorno. Anche lui sarà condannato.

Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora."

Così vicina alla morte, la mamma doveva sentirsi liberata e pronta a rivivere tutto. Nessuno, nessuno aveva il diritto di piangere su di lei. E anch'io mi sentivo pronto a rivivere tutto. Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora. Perché tutto sia consumato, perché io sia meno solo, mi resta da augurarmi che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida d'odio."

domenica 6 febbraio 2011

Che meraviglia essere comprese...

                                                                                                                                                                           

Oggi pomeriggio.Due ore solo per me.
Mi sono guardata Due partite  della Comencini.
Mi ha regalato due ore di dialoghi fitti fitti sapientemente costruiti che sembrano scivolare con freschezza; ogni frase rivela però con profondità disarmante riflessioni importanti sui rapporti familiari.

"Un giorno esisterà la fanciulla e la donna, il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile, ma qualcosa per sé, qualcosa per cui non si penserà a completamento e confine, ma solo a vita reale: l'umanità femminile. Questo progresso trasformerà l'esperienza dell'amore, che ora è piena d'amore, la muterà dal fondo, la riplasmerà in una relazione da essere umano a essere umano, non più da maschio a femmina. E questo più umano amore somiglierà a quello che noi faticosamente prepariamo, all'amore che in questo consiste: che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda."
Rainer Maria Rilke

giovedì 3 febbraio 2011

Per i tipi della Pulcino Elefante...


                                                              


Ve ne avevo già parlato in un vecchio post... ma ora finalmente posseggo con orgoglio questa meraviglia che vi presento.

Se qualcosa può andare storto...

                                                             

L'altro giorno ho letto un articolo di Zucconi sugli effetti della Legge di Murphy nella nostra vita quotidiana.
Anche se nessuno sa esattamente perché si chiami così, chi fosse o se esistesse davvero un tipo che le diede il nome, una delle più famose e celebrate leggi compie 60 anni.
La deprimente verità di questo principio - scrive Zucconi - si applica a tutti, senza possibili immunità parlamentari, impedimenti leggittimi o rapporto con la ricchezza, lo status sociale, l'età, il sesso, è qualcosa che noi tocchiamo con mano ogni giorno, nella nostra esperienza.
Un piccolo campionario di esempio:
il volume del traffico è sempre inversamente proporzionale al tempo a disposizione. Se non avete fretta la strada è sgombra. Se siete in ritardo, la strada è paralizzata.
Quando chiamate l'ascensore dal piano terra in un palazzo di molti piani, la cabina sarà sempre ferma a un piano alto. Se invece vi trovate a un piano alto, la suddetta sarà a piano terra. (E se avete molte valigie, il suddetto sarà guasto!)
I denti aspetteranno il fine settimana per procurarvi dolore o possibilmente la vigilia di Natale o il Ferragosto. Lo stesso dicasi per febbre, dissenteria dei bambini.
La taglia dell'abito che avete scelto sarà sempre esaurita.
La spesa imprevista arriva quando avete meno soldi.
Se dovete andare a prendere una persona all'aeroporto e siete in largo anticipo, l'aereo porterà tanto ritardo.
Viceversa se arrivate tardi, sarà arrivato in largo anticipo l'aereo.
Quando il computer dell'erario, della banca, della società del gas o della luce commettono un errore sarà sempre a vostro sfavore.
La qualità di una fotocopia sarà peggiore quanto più importante è il documento originale.
Nulla è a prova di cretino, perché i cretini sono incredibilmente ingegnosi.
A questo punto della storia con il campionario illustrato invito tutti ad aggiungere alla lista personali applicazioni della Legge di Murphy.

Art is not what you see but...

mercoledì 2 febbraio 2011

Sei la vita e la morte

Sei la vita e la morte.
Sei venuta di marzo
sulla terra nuda -
il tuo brivido dura.
Sangue di primavera
- anemone o nube -
il tuo passo leggero
ha violato la terra.


Ricomincia il dolore.


Il tuo passo leggero
ha riaperto il dolore.
Era fredda la terra
sotto povero cielo,
era immobile e chiusa
in un torpido sogno,
come chi più non soffre.
Anche il gelo era dolce
dentro il cuore profondo.
Tra la vita e la morte
la speranza taceva.


Ora ha una voce e un sangue
ogni cosa che vive.
Ora la terra e il cielo
sono un brivido forte,
la speranza li torce,
li sconvolge il mattino,
li sommerge il tuo passo,
il tuo fiato d'aurora.


Sangue di primavera,
tutta la tetra trema
di un antico tremore.


Hai riaperto il dolore.


Sei la vita e la morte.
Sopra la terra nuda
sei passata leggera
come rondine o nube,
e il torrente del cuore
si è ridestato e irrompe
e si specchia nel cielo
e rispecchia le cose -
e le cose, nel cielo e nel cuore
soffrono e si contorcono
nell'attesa di te.


E, il mattino, è l'aurora.
sangue di primavera,
tu hai violato la terra.


La speranza si torce,
e ti attende ti chiama.
Sei la vita e la morte.
Il tuo passo è leggero.
Cesare Pavese

Che ne dite di questo Yves Saint Laurent

L'ho appena venduto, ma immortalato prima di salutarlo.
Fierissima e orgogliosa della signora che se l'è comprato!

La vetrina della settimana

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...