martedì 31 maggio 2011

La vetrina della settimana... Vestivamo alla marinara


Parafrasando le parole tratte dal best seller di Susanna Agnelli dove si trova la famosa frase della governante Miss Parker: "Don't forget you are an Agnelli" potremmo dire Don't forget The Vintage!

lunedì 30 maggio 2011

Un chilo e 700 grammi di frassino e canna intrecciata

                                  
Così leggera che si poteva sollevare con un dito. Sintesi di praticità e bellezza.
Prodotta da Cassina vinse il Compasso d'oro nel 1957.
Sì stiamo parlando della Superleggera di Gio Ponti.
La Triennale celebra in questi giorni il grande genio: architetto, designer, professore , inventore di riviste, saggista.
"Volenti o nolenti gli architetti italiani, Ponti è stato il padre di tutti loro, e il più generoso moltiplicatore della loro cultura" sostiene Mendini.

venerdì 27 maggio 2011

Che anni!

1956
                                                               
1954
                                                                     
1952
1951
                                                            

C'era una volta un vestito

Un libro che fa venire voglia di innamorarsi (esordisce la giornalista Lisa Corva recensendo Passione Vintage) non solo di uomini ma di abiti. Perché la protagonista è una giovane donna che apre un negozio di vintage: la seguiamo mentre si innamora (la storia d'amore è compresa, certo!) e soprattutto mentre compa e vende vestiti meravigliosi.
Che in ogni bottone o zip nascondono promesse e segreti.
Abiti vintage, abiti con la storia.
"E che trovano una nuova vita - dice Isabel. Un tema che mi sta molto a cuore perché in tutti i romanzi cerco di offrire alle mie eroine una seconda possibilità, che non sempre ci è concessa nella vita. Il libro è la storia di una giovane donna che entra in un negozio cercando "un happy dress", un abito che la renda felice: e scoppia in lacrime, raccontando che sta cercando di rimanere incinta e che è fallito l'ennesimo tentativo di fecondazione in vitro. O dell'anziana chic che vuole disfarsi di tutto il suo guardaroba, tranne di un cappottino blu conservato nell'armadio, perché nasconde una storia di guerra e di Olocausto. Leggere queste pagine è come curiosare in un negozio vintage, sentire gli abiti che parlano, in un frusciare di stoffe: una storia dietro l'altra, dai micro vestiti di Mary Quant e Biba agli abiti capolavoro plissettati di Madame Grès.
Abiti da romanzo. Abiti che ci sembra quasi di toccare. Come quelli che ci vengono incontro in Una moglie a Parigi, libro poetico che dà voce a Hadley, la prima moglie di Hemingway, con cui lo scrittore visse a Parigi negli anni 20. Abiti come dichiarazioni: "Indossavo l'abito di pizzo nero. Era il mio preferito in assoluto perché ogni volta mi faceva sentire un po' come Carmen. Forse il vestito e il vino complottarono per farmi sollevare e posare la mano sulla manica della giacca di lui..." O abiti che rendono gelose: " Mi scrisse che la sera prima, ad una festa, era rimasto affascinato da una ragazza in uno scintillante abito verde. Leggerlo mi fece stare male. Non avevo vestiti di un verde scintillante, e in ogni caso lui non li avrebbe visti. Era a chilometri e chilometri di distanza..."
Lui è Hemingway e lei è già innamorata. "Scorsi Ernest sulla banchina, praticamente nello stesso punto in cui l'avevo lasciato a novembre. Era splendido con la giacca marinara color carbone e la sciarpa, e gli occhi accesi dal freddo." E poi c'è Parigi e il mondo dove si va a cena con Ezra Pound e Geltrude Stein. E forse non è un caso che la donna che le ruberà Hemingway sia una delle prime a vestire la trasgressiva per l'epoca, Coco Chanel.
"Arrivò ad Antibes in un pomeriggio abbacinante. Indossava un abito bianco e un cappello di paglia abbinato e pareva incredibilmente linda e fresca, un vero cono gelato. "
Quella donna si chiamava Pauline e diventerà la seconda moglie di Hemingway.

giovedì 26 maggio 2011

Mata Hari. La spia più famosa al mondo

                          

"Voglio vivere come una farfalla al sole".

La sua carnagione così scura che uno dei giudici la paragonò ad un selvaggio.

Dotata, secondo il Times di un'avvenenza che sconfina nell'incredibile, con una figura dal fascino strano e dalle movenze di una belva divina che si conduca in una foresta incantata."

"Non sapeva danzare, ma sapeva spogliarsi" Colette

Molti gli amanti. Uno fu il ministro della Guerra francese. Di altri 53 furono trovate appassionate lettere nella camera n°131 dell'Elysée Palace Hotel. Il primo fra tutti, quando aveva 16 anni, sarebbe stato il preside del ginnasio. Il secondo, capitano Rudolf MacLeod conosciuto attraverso un'inserzione matrimoniale.

"Adoro gli ufficiali, li ho adorati tutta la vita. Preferisco essere l'amante di un ufficiale povero piuttosto che di un banchiere ricco, provo un grande piacere a fare l'amore con loro."

"Recito come recitano migliaia di donne, speculo sulla sensualità... faccio la coquette."
                          
Accusata dai francesi di passare informazioni ai tedeschi e sospettata dai tedeschi di collaborare con la polizia di Parigi. Arrestata la mattina del 13 febbraio 1917, fu processata a porte chiuse da un tribunale francese e condannata alla fucilazione.

"Quanta gente... osservando la folla di giornalisti accorsa per vederla morire. C'era una nebbia che si tagliava col coltello, erano le quattro del mattino. Una donna bellissima, elegante, calma e sorridente aspettava d'essere fucilata. Una donna coraggiosa che ha rifiutato la benda sugli occhi. Voleva guardare la morte in faccia. "Prima che sparassimo, ci ha salutati con il cenno di una mano" (uno dei 12 soldati che spararono a Mata Hari)

mercoledì 25 maggio 2011

Adorooo le Kokeshi

                                                        
Le Kokeshi (こけし, kokeshi?) sono un tipo di bambole tradizionali giapponesi, originarie della regione di Tōhoku. Realizzate manualmente in legno, hanno un busto semplice cilindrico e una larga testa sferica, con poche linee stilizzate a definire i caratteri del viso. Una caratteristica delle bambole Kokeshi è la mancanza di braccia e gambe.All'inizio del Novecento divennero talmente famose, che in Russia furono prese a modello dall'inventore della prima matrioska. Oltre a ornare le case giapponesi, sono ritenute di buon auspicio contro la cattiva sorte e considerate un raffinato oggetto da collezione da regalare a persone molto speciali.

lunedì 23 maggio 2011

venerdì 20 maggio 2011

Zelda Camilla Zelda Camilla Zelda Camilla

                                              
Carissima Zelda, se l'intento era quello di commuovermi, farmi sentire viva, galvanizzata amata da una AMICA e DONNA che io stimo immensamente e che io sento così vicina seppur di così rara e recente conoscenza, (qui ci vuole un bel respiro) beh, ci sei riuscita:
http://zeldawasawriter.com/2011/05/ultimo-venerdi-dei-33-una-regina-in-ritardo-io/
                                                  
                            

giovedì 19 maggio 2011

Donne. Grandi artiste. Così alla moda, così vintage...


La cantantessa Carmen Consoli al Festival di Sanremo.


       
La grandiosa Malika


                                                   
Nina Zilli

                         
                                                         

Ed infine, the last but not the least... Arisa!

mercoledì 18 maggio 2011

Palma Bucarelli. Algida, bella provocatoria signora dell'arte


(Palma Bucarelli 1910-1998 è stata sovrintendente alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna dal 1942 al 1975.)

"Dicono che somigli a Greta Garbo, invece è lei che somiglia a me."

"Sono stata molto amata, ma ho amato molto poco.

"Ho sempre saputo che i miei nemici hanno torto. Ma ben vengano anche loro, fanno pubblicità."

"La sua cosa più bella? Il pomo d'Adamo." Pablo Picasso

"Non ho mai conosciuto una che, come Palma Bucarelli, ti guardasse dall'altro in basso anche quando era seduta." Anna Proclemer

"Palma Bucarelli era una donna molto bella. Aveva il naso aquilino, capelli castani e ondulati, occhi color malva dalle ciglia lunghe e superbe, e una carnagione immacolata. Era piccola e magra, si vestiva con grande eleganza, e aveva conosciuto molti fascisti, guadagnandosi così la sua meravigliosa posizione (Peggy Guggenheim nella sua autobiografia, subito querelata dalla Bucarelli).

"Palma Bucarelli, bella come una gatta siamese." Giuseppe Ungaretti

L'onorevole Bernardi nel 1971 l'attaccò per aver esposto alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, la Merda d'artista di Piero Manzoni: "Anche se inscatolata a tutela dell'igiene pubblica è frutto obbligato di una normale digestione, quali garanzie ha il pubblico circa la sua autenticità?"
"Nessuno capì che le scatolette, al di là dell'etichette, non contenevano nulla, che era una provocazione di Manzoni"
Palma Bucarelli   
                     
(Graziella Lonardi Buontempo, Palma Bucarelli and Christo at the Aurelian Walls, Roma, 1974)



La Bucarelli amava vivere da sola: "Anche se fosse possibilie che io fossi innamorata e avessi un uomo adoratissimo, non vorrei che abitasse con me." Palma Bucarelli

Quando aveva poco più di trent'anni, mentre cadevano le bombe sulla Roma occupata, trasferì di notte, a volte con mezzi propri e di fortuna, in clandestinità, 672 dipinti, 63 sculture in 34 viaggi, dividendoli tra Palazzo Farnese e Castel Sant'Angelo.


                                                            
                       

lunedì 16 maggio 2011

Vintage scorretto - terza parte

                                
6. SORRIDETE. Uno dei motivi per cui Zelda si teneva alla larga dalle altre donne era la sua idiosincrasia per la gente che si piange addosso. Le donne che si lamentano non piacciono agli uomini. E nemmeno alle donne. Piangere non serve altro che a farvi venire più rughe. Saggio chi ha detto: "Ridi molto e quando sarai vecchia avrai le rughe nei punti giusti".
7. TRATTATELI MALE "Tutti i riflettori sono puntati sulle sue battute", scriveva Dorothy Parker in una poesia. La poesia si intitolavta appunto The Flapper e terminava con un principio: "La sua regola d'oro è abbastanza semplice: sceglierli giovani e trattarli male". Ammirevole.
8. SIATE FEDELI: Ma solo a voi stesse Questo non significa dobbiate per forza calcare la strada dell'infedeltà. Diciamo solo che è meglio tradire che essere tradite. E che è ancora meglio lasciare prima di essere tradite. Sempre Dorothy Parker in Congedo: "Non offendetemi miei cavalieri, e giudicatemi con tenerezza. È la mia forza e la mia debolezza. Li ho amati finché amavano me".
9. SUPERACCESSORIATEVI. Ma di uomini. Le flapper, a detta di Zelda, più che di amici avevano bisogno di folle. E più maschi c'erano in quelle folle, più si affollavano intorno alle flapper. A dirla in altri termini: se siete belle e volete anche diventare popolari, sarà più facile farlo circondandovi di uomini che non di donne. Fidatevi.

                                
10. NON MENTITE. Nemmeno sull'età. Tanto è inutile ed è anche noioso. Scrive Louise Brooks nella sua autobiografia: "Non avendo mai avuto bisogno di mentire a casa, feci il mio ingresso nel mondo con una radicata abitudine alla verità, eliminando dalla mia vita quella piatta monotonia che devono provare i bugiardi. Tutte le bugie si assomigliano".
11. VIVETE BENE Secondo la biografa Nancy Milford, la signora Fitgerald "vedeva nella flapper un codice per vivere bene". Dato che "vivere bene" è un concetto relativo, sta a voi trovare il modo di farlo. À chacun sa vie...
12. NON SIATE NOIOSE. Scriveva Zelda nel suo Panegirico della flapper: "Si rifiutava di essere annoiata soprattutto perché non era noiosa". Una frase così illuminante che nel 1990 perfino i Pet Shop Boys ci fecero un singolo, tra i più amati. Si intitolava "Being Boring" e parlando proprio di Zelda a diceva così: "She said "We were never feeling bored / 'Cause we were never being boring / We had too much time to find for ourselves"". Annoiarci noi? Naaaa.


























giovedì 12 maggio 2011

Vintage scorretto - seconda parte

Ciò che segue non vuole essere un manifesto, ma solo un po' di saggezza condivisa. Dodici regole evergreen per donne che alle mode condivise preferiscono la consapevolezza dell'essere e apparire uniche. E che al fare come fanno le altre prediligono il fare quello che vogliono.
1. FATE QUELLO CHE VI PARECome scriveva Zelda nel 1921 nel suo Panegirico, "La flapper è consapevole del fatto che le cose che fa sono le cose che ha sempre voluto fare". Adottate lo stesso metodo, non abbiate paura, non ci saranno conseguenze se non positive: a fare quel che si è sempre voluto si migliora solo la qualità della vita. Propria e altrui.
2. SIATE VOI STESSE....
Siatelo sempre e ovunque. Anche sul lavoro. Nel 1925 la 23enne Lois Long cominciò a scrivere sull'appena nato magazine New Yorker. Anche lei era una flapper, e firmava la sua seguitissima rubrica di cronaca mondana con il nom de plume "Lipstick", passando le notti ai party più in e sfrenati di New York. Poi, alle prime luci dell'alba, si presentava direttamente in redazione: in abito da sera e totalmente ubriaca.
3. ...MAI UN LUOGO COMUNE
"La cosa che le flapper detestano più di tutte sono i luoghi comuni". Così dichiarava una flapper 18enne intervistata nel 1922 dal New York Times Book Review and Magazine. Di fatto i luoghi comuni non piacciono a nessuno, smettete dunque di esserlo e inventatevi qualcos'altro.

                              
4. SIATE IRRIVERENTI
O meglio, usate tutta l'irriverenza di cui disponete per ottenere ciò che volete. Non abbiate paura che gli altri vi giudichino sfrontate, furono proprio le flapper a inventare l'abitudine di imbucarsi alle feste. Nel loro vocabolario, crasher era chi andava a una festa senza essere invitato e un crashing party era una festa in cui senza invito ci si presentava in tanti, giovani, belli e rigorosamente in gruppo (mentre ai petting party ci si strusciava tutto il tempo).
5. BACIATE
Baciate gli altri, baciate voi stesse. Dice Zelda: "Gli uomini sposeranno le donne che sono riusciti a baciare prima di averle chieste in moglie ai papà". E se proprio dovete usare le parole, inventatele e fate come le flapper, che chiamavano "manette" gli anelli di fidanzamento, "spremilimoni" gli ascensori e "ombrelli" gli uomini da usare come accompagnatori il pomeriggio e scaricare la sera. Roba che Sex and The City a confronto sembra un saggio per pivelle.

mercoledì 11 maggio 2011

Angoli, nicchie e...





                                                          

lunedì 9 maggio 2011

Vintage scorretto - prima parte

Ieri sfogliando un giornale mi sono imbattuta in questo articolo di Tiziana Lo Porto di cui riporto ampie parti.

La giornalista esordisce ricordando un lontano carnevale in cui si era travestita, senza saperlo da flapper.
Lo avrebbe scoperto poi nei romanzi di Fitzgerald, nei film muti di Louise Brooks e Mary Pickford: essere una flapper non era una moda ma un'attitudine, un modo di scegliere chi volere essere senza mai perdere di vista se stessi.
Alcuni dizionari traducono il termine con "ragazza emancipata", altri con "maschietta". Ma nessuna delle due definizioni e sufficiente.
Il termine deriva dal verbo to flap e allude allo sbatter d'ali degli uccellini che imparano a volare. Il primo a usarlo fu Desmond Coke nel 1903 nel suo romanzo The Sandford of Merton. La flapper era una giovanissima ragazza che emanava irriverenza; una sorta di Lolita che fumava, beveva e ballava lo shimmy e il charleston evocando, col fruscio degli abiti,  il flapping degli uccellini al loro primo volo.
Flapper diventarono così tutte le giovani donne che negli anni Venti sfidarono- con il loro modo di vestire, parlare e comportarsi - le convenzioni dell'epoca.
(Clara Bow, attrice dell'epoca)                       
Usavano la propria bellezza per emanciparsi dall'immagine della donna infelice e vittima, prigioniera di una famiglia non sempre desiderata, personaggio secondario e mai protagonista della propria vita. La parità la cercavano anche loro, ma di notte: fumando e bevendo a garganella come uomini, frequentando speakeasy e nightclub.
A dare loro popolarità come modello di vita per tutte furono Francis Scott Fitzgerald e le attrici del muto.
Il primo fece della moglie un'icona, rendendola irresistibile protagonista dei suoi popolarissimi romanzi.
Non dimentichiamo che Zelda fu autrice del Panegirico di una flapper pubblicato nel giugno del 1922.
               (Zelda)         

venerdì 6 maggio 2011

Da immortalare... per sempre


Costume anni Cinquanta, modello Ketty

L'altra Essa con uno strepitoso abito rosso


E la nostra rossa Roberta
                                                     
                          

giovedì 5 maggio 2011

10 maggio: Inaugurazione Mostra Deja vù di Antonio Cos

Grace Kelly

Al cinema era una star. Nella vita diventò una principessa.


Grace Kelly da ragazza: grassottella, occhialuta e piatta.              
"Chi scrive di lei si trova in un certo imbarazzo quando deve parlare degli uomini che comparvero nella sua vita. L'imbarazzo nasce dal fatto che gli uomini non ebbero mai un'importanza definitiva nella vita di Miss Kelly"
Oriana Fallaci
                         
Ecco il catalogo dei suoi uomini:  Gary Cooper, William Holden, Clark Gable, Ray Milland, lo scià di Persia Reza Palhavi, Oleg Cassini, Marlon Brando. Ebbe anche una storia con John Fitzgerald Kennedy, all'inizio degli anni Cinquanta, ragione per cui Jacqueline Kennedy fu sempre fredda e scortese con lei.

"Dotata di grande controllo che perde alla vista di un due piazze" Oleg Cassini a proposito di lei
                                                          

Nel 1955 era a Cannes per il Festival quando ricevette l'improvviso invito a recarsi presso il palazzo di Monaco. Stava per declinare: non avrebbe mai avuto il tempo di recarsi dal coiffeur e la mancanza di corrente (provocata da uno sciopero dell'azienda elettrica) non le permise di usare il phon.
Improvvisato un semplice chignon, arrivò a Palazzo attendendo un'ora prima che il Principe si presentasse.
Quando questi giunse, lenti scure calate sugli occhi, le propose il tour del palazzo ma lei, stizzita: "Già fatto, grazie." Ranieri ripiegò per un giro nei giardini mettendo a dura prova Grace che calzava tacchi alti e sottili.


L'abito da sposa di Grace: Pagato dalla Mgm e disegnato dalla costumista cinematografica Helen Rose: ventitré metri di taffetà, novanta di tulle, duecentotrenta di pizzo.

Dote: patrimonio portato in dote da Grace: due milioni di dollari.

Lei a proposito del principe Ranieri: Non è la prima volta che mi innamoro. Così innamorata, però,  non lo sono mai stata prima."             

mercoledì 4 maggio 2011

Se vesti...

Se vesti male noteranno il vestito
se vesti bene noteranno la donna
Coco Chanel

                          
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