venerdì 11 marzo 2011

La felicità ha le sue regole



Le ricerche dicono che metà del nostro buonumore dipende dal DNA. E il resto? Da noi e da tante piccole attività che richiedono un minuto. "Anzi meno". Parola dello psicologo Richard Wiseman autore del libro 59 secondi. Pensa poco, cambia molto. La scienza del cambiamento rapido applicata a noi stessi. Un manuale per imparare a essere più soddisfatti. La ricerca della felicità, ormai, non è più solo un obiettivo individuale, ma sta entrando nelle agende dei governi europei. E se l'Istat ha appena cominciato a calcolare la soddisfazione dei cittadini con un vero e proprio indice, in Gran Bretagna il premier David Cameron sta cercando di misurare non solo il Pil ma anche il Gwb (General well being)ovvero il tasso generale di benessere.
Esempio. Uno specchio in cucina; è dimostrato scientificamente che la presenza di uno specchio, quando ci si trova di fronte a diverse pietanze, riduce di un terzo il consumo di alimenti che non fanno bene alla salute o alla linea. Il riflesso della propria immagine rende le persone più consapevoli del loro corpo e più propense a mangiare meno o solo cibi sani.
Ansia, stress, rancore invece si vincono pregando, leggende e consolidando una relazione (anche con una persona che ci ha ferite!)e persino guardando film comici.
I soldi? Non fanno la felicità, è ufficiale: ce lo assicurano studi di laboratorio effettuati su vincitori di lotterie milionarie e su poveri disgraziati che non hanno mai avuto niente gratis nella vita. A sorpresa sono risultati più contenti i secondi.
Il libro di Wiseman, insomma, batte dove il dente duole.
Da un lato ci tranquillizza a proposito delle nostre "patologie" e dall'altro ci mette in riga, demolendo una volta per tutte l'articolo delle Dichiarazione d'Indipendenza americana, che mette il perseguimento della felicità tra i diritti inalienabili dell'uomo.
Altro che diritto: Wiseman rivela che questa è per metà genetica e per l'altra metà va guadagnata con il sudore della fronte.
Un'altra grande verità è che dobbiamo imparare la gratitudine. Le persone che si lamentano della propria infelicità sono le meno capaci di essere riconoscenti.
Esistono studi sulla psicologia della gratitudine che dimostrano quanto facilmente noi umani ci abituiamo al benessere.
Tutti hanno qualcosa di cui essere soddisfatti: un partner affettuoso, una salute di ferro, figli splendidi, un bel lavoro, amici fedeli. Tuttavia con il passare del tempo ce ne dimentichiamo.
Studi dimostrano che elencare quotidianamente almeno tre cose di cui siamo grati nella vita, o descrivere tre avvenimenti andati bene durante la settimana, aumenta la felicità per circa un mese.
Non è difficile e ci vogliono pochissimi secondi.

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