venerdì 1 luglio 2011

STORIA NATURALE DI UNA FAMIGLIA booktrailer Lo vogliooo!



"A guardare le cose da vicino anche i sentimenti più spietati possono sembrare naturali"
Vetrine, teche e mobili espositori obbligavano a un percorso a serpentina tra innumerevoli varietà di farfalle, scarabei cornuti simili a elefanti in miniatura, insetti foglia giganti, formiche, api, calabroni, mantidi, forbicine, grilli, cavallette, scorpioni, ragni e tarantole, acari e parassiti vegetali, pulci e persino moscerini, fino alla vetrina dei nidi di insetto con un modello di termitaio in scala naturale nel quale avevo immaginato piú volte di intrufolarmi.

La cercavo lí, tra quelle vetrine. Lí c’erano tutti gli aracnidi e gli insetti del mondo, lei non poteva di certo mancare.
Mi sono fermata a osservare attentamente una mantide lunga quasi dieci centimetri, poi le farfalle sudamericane dai colori violenti. Davanti alla teca dei lepidotteri mimetici, ho aguzzato la vista per distinguerli dall’ambiente che li circondava.
Trovarla è impossibile, ho pensato.
Lei si nasconde, si mimetizza come questi coleotteri, si è colorata per anni della vita di mio padre, della mia famiglia, e forse è ancora lí, vicino a noi, tutt’uno con il colore di una parete e ci guarda, ci ha guardato al mare e a Natale, a cena e anche dormire, sempre presente ma invisibile, almeno per noi, che non sapevamo di lei.
[...] Fuori dal museo la luce del sole era abbacinante.
La gente mi camminava accanto, mi scontrava malamente, si specchiava nelle vetrine andando molto di fretta. Immaginavo di fermare tutto, imbalsamare tutti e poi di continuare a camminare in mezzo a loro. Le loro ombre immobili mi coprivano e scoprivano come quelle di alberelli piantati senza logica dappertutto. Era il diorama dell’essere umano e lei si nascondeva lí, immobile e ferma contro un muro, arancione come un autobus, grigia come un palo.
Ma quante sono, pensavo, le persone che si nascondono? "

Ester Armanino, Storia naturale di una famiglia

Per capire le cose bisogna provare a guardarle bene, ma a starci dentro finisce che non si vede niente.
Bianca lo sa, e infatti quel mondo lo studia con occhi stupiti e la curiosità di un’entomologa. Piccolo e rinchiuso in una teca trasparente, l’universo familiare si apre a traiettorie prevedibili, e «anche i sentimenti più spietati possono sembrare naturali»: una madre-ape che «lavora incessantemente all’armonia riducendosi le ali a brandelli», un padre che si ostina a ricoprirla di seta per farla somigliare a una farfalla, donne-mantidi che depongono le uova con i baci, e poi formiche, ragni, lucciole.
Ogni momento, nella vita di Bianca, è un diorama da museo al quale apporre una didascalia, parole limpidissime e spietate che cristallizzino l’esistenza e le danno senso.
Finché, un giorno d’estate, la teca si rompe e il mondo-insetto si sparpaglia, Bianca lo guarda scomparire ai margini senza più parole per descriverlo e impara cosa sia la fine: delle bugie, dell’amore, dell’infanzia, della vita.

Con una lingua limpida e potente, la ventottenne Ester Armanino costruisce un romanzo di formazione atipico, capace di raccontare con assoluta originalità il momento irripetibile in cui la vita ci impone di scegliere: se restare, ancora una volta, con la fronte sul vetro e gli occhi spalancati a osservare, oppure imparare a fidarsi di nuovo, e scoprire che le cose, a guardarle da insetto, non si possono spiegare ma si possono vivere.

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