giovedì 30 giugno 2011
Patricia Highsmith
Gli uomini amati per forza, le donne sedotte con passione.
Avarissima, insopportabile e tormentata come i protagonisti dei suoi romanzi.
Unica consolazione: il burro di arachidi
"Il lavoro di tutta la mia vita sarà un monumento senza dedica a una donna."
Prima cotta a otto anni per una compagna di classe: "Ricordo che infilavo dei fogliettini piegati nelle fessure tra le pietre del vecchio edificio per farli trovare a una ragazzina dai capelli rossi di una classe inferiore alla mia."
"Come cadere in un secchio di ostriche" A sedici anni, descrivendo il primo bacio a un ragazzo
A vent'anni lasciava dietro di sé una scia di letti disfatti. A trenta voleva sposarsi e iniziò a frequentare una psicanalista che, per 30 dollari a settimana, le facesse amare gli uomini.
Il padre scoprì che la moglie era incinta poco dopo averla lasciata. Le suggerì di abortire e lei si scolò una bottiglia di acquaragia ma partorì lo stesso. Il padre la incontrò la prima volta quando aveva dodici anni. Qualche volta la portava a cena fuori. "A diciassette ci furono baci prolungati non proprio paterni. Questo è tutto e non voglio farne una tragedia. Incestuoso è una parola forte."
Nonostante il suo pessimo carattere riuscì a sedurre un gran numero di donne: svariate signorine dell'elegante collegio Barnard; le studentesse Virginia ed Helen, una bionda Rosalidn Constable; Allela Cornell pittrice; Virginia Kent Catherwood, aristocratica moglie di un potente banchiere; Hellen Hill sociologa, storia che durò quattro anni per lo più spesi in litigi (peggio che esser sposata!), Kathyn Cohen moglie dell'editore inglese che le pubblicò i primi romanzi; Daisy cameriera, Ann disegnatrice; Marijane, scrittrice; Monique insegnante; Marion, traduttrice; Lynn, aspirante attrice; Tabea, produttrice di film d'avanguardia; X moglie di un uomo di affari inglese.
Graham Greene, uno dei suoi più grandi fan, la definì "la poetessa dell'inquietudine", una scrittrice che ha creato un mondo senza esiti morali. Niente è certo una volta superata questa frontiera.
"Il mio successo? Lo devo a molta quiete e a birra al pomeriggio."
Sopravvissuta ad un tumore ai polmoni passò gli ultimi anni della sua vita mangiando burro d'arachidi e bevendo alcolici. Morì sola nella sua casa di Locarno.
"Non è una passeggiata morire o essere malati. Ma tutto sommato direi che è stato uno dei traumi meno gravi di tutta la sua vita" Vivien de Bernardi
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