giovedì 12 gennaio 2012

Così Milano inventò lo stile. Di vita

Dalle sartorie agli showroom. L'esaltante epopea della capitale italiana del pret-à-porter raccontata attraverso l’archivio di Barbara Vitti, la pioniera delle pr.
Quando Milano inventava la Moda in un’eccitante euforia che sembrava il cuore stesso della Modernità. Una scoperta di una nuova impresa, che si lasciava alle spalle atelier e sartorie per entrare negli studi e nelle fabbriche, dove nasceva quel fenomeno che ha dato forma ai nostri tempi: il pret-à-porter.
A raccontare questa realtà che oggi è diventata sistema, con le sue scuole, gli uffici stile, gli showroom, le agenzie di cominicazione, è un libro: Professione PR, Immagini e Comunicazioni nell’archivio Vitti(a cuira di Elena Puccinelli, Skira editore). Uno specchio, senza riflessi troppo abbaglianti ma con la luce straordinaria della verità, che emerge dai documenti e dalle immagini conservate da una pioniera tra fli addetti alle pubbliche relazioni della moda.
Testimone di un periodo esaltante per il nostro Paese, che alla copertina dello Spiegel con spaghetti e pistola per illustrare il terrorismo italiano sostituiva quella del Time dedicata a Giorgio Armani, questa signora ha deciso di donare il suo patrimonio di documenti al Mic, Moda Immagini Consumi, dell’università degli studi di Milano, motore di quel vasto progetto di ricerca che sono gli archivi della moda del Novecento in Lombardia.
                                  
“La storia di questo lavoro è anche la storia della mia vita” spiega Barbara Vitti. “E gli archivi custodiscono fatti e avvenimenti che aiutano a capire un periodo in profondità. Renderli disponibili e ricordare personaggi che sono stati fondamentali mi è sembrato un dovere verso i giovani”.
Così sullo sfondo di questa Milano spumeggiante, passano tutti quei titani che hanno generato la moda degli “stili di vita”.
Senza Giorgio Armani, esisterebbe l’immagine della donna emancipata, che contratta sullo stesso terreno di affermazione professionale dell’uomo? E senza Gianni Versace, l’uomo avrebbe ritrovato il gusto neoclassico della decorazione? E senza Giancarlo Ferrè l’architettura si sarebbe così strettamente fusa con l’abito? Pronti ognuno a prove di creatività, che si traducevano in sfide industriali. Perché questa è sempre stata la moda di Milano: un’ipotesi di stile che diventa marchio e industria, così affine nel suo sogno a quello grande e bello del design. di Giusi Ferré

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...