lunedì 6 giugno 2011

Le donne sono come i film di Almodovar

"Le donne hanno più confidenza con il dolore. Da sempre.
Conoscono il dolore del corpo e quello dell’anima. 
Per tutte è un compagno di vita, quasi un amico e non un nemico, perché in fondo conviviamo con lui un po’ tutta la vita. Fa parte di noi.
Non serve gridare, piangere, lamentarsi. Occorre trasformarlo e declinarlo in forza. È una lezione che ci hanno insegnato le nostre mamme e nonne, una sapienza antica che ciascuna di noi conosce e possiede.
Tanti sono gli esempi anonimi, migliaia di donne che vivono i loro giorni tessendo meravigliose opere di pazienza e ancora di più sono quelle donne che subiscono ogni giorno violenze di ogni tipo; storie silenziose, storie di coraggio, di sopportazione, di grande forza, di rassegnazione. 
Poi ci sono le storie di donne famose, di cui tutti sanno:
                             
Frida Kalho. Pittrice. 
Nell’aprile del 1953, un anno prima di morire all’età di quarantasette anni, Frida Kahlo ha la prima importante retrospettiva. La sua salute è ormai talmente peggiorata che nessuno si aspetta di vederla all’inaugurazione. Ma alle otto di sera, un attimo dopo che le porte della Galleria d’arte contemporanea di Città del Messico si aprono al pubblico, arriva un’ambulanza. L’artista, vestita del suo prediletto costume messicano, viene portata in barella fino al grande letto installato nella galleria. Il letto è decorato come piace a lei, con fotografie del marito, il grande muralista Diego Rivera, e dei suoi eroi politici, Malenkov e Stalin. Scheletri di cartapesta pendono dal baldacchino alla cui volta è stato fissato uno specchio che riflette il suo volto devastato eppure splendente di gioia. Ad uno ad uno, duecento tra amici e ammiratori vanno a congratularsi con Frida, quindi formano un circolo intorno al suo letto e si mettono a intonare con lei ballate messicane fino a notte inoltrata.
Questo è l’incipit del prologo della vita di Frida narrata da Hayden Herrera, massima esperta della vita di questa donna straordinaria. 
Un incipit che rappresenta il culmine e che testimonia le qualità di questa donna: il coraggio, l’alegría di fronte alla sofferenza fisica che l’accompagnò per tutta la sua esistenza; la passione, la sorpresa e la specificità; un amore tutto suo per lo spettacolo come maschera con cui proteggere se stessa e la propria dignità.
                             
Alda Merini. Poetessa. 
Per conoscere la poesia devi aver visto dentro il dolore. 
La Merini ha toccato con mano l’inferno della follia, la reclusione in un manicomio, l’elettroshock. Così nasce la poesia, dalla consapevolezza di dover convivere con il dolore. 
                                          
Virginia Woolf. Scrittrice.
Nobile animo sensibile che, nella sua “sana” follia, ha percepito attorno a sé il mondo malato. Lei così abituata a convivere con il dolore per la morte prematura della sua amata mamma e per le violenze subite nella sua infanzia. Lei infelice, che ama le persone infelici perché uniche a possedere un’anima. Tutti ne possiedono una ma a lei piacciono le persone che confessano di soffrire. Diffida della contentezza dura, lucida, smaltata di certe persone: erano maschere. Così scrive Nadia Fusini rappresentando con questa frase l’animo della Woolf. 
E di fronte al dolore diventa acutissima e scrive febbrilmente. E mentre scrive partorisce i suoi romanzi; figli nati dalla sua testa gravida di emozioni, in continuo delirio con la vita, con il mondo. Le vere donne sono sempre un po’ “folli”. E Virginia è una donna vera che nel suo folle gesto sottolinea la forza della sua libertà senza cedere alle lusinghe della vita in cambio di sicurezza e identità.
                                  


Maria Callas. Cantante lirica.
Il suo grande mistero. Il contrasto tra la fragilità della persona e la grande potenza dell’artista. La Callas, sempre bisognosa di affetto, desiderosa di calore e famiglia. C'è in lei un dolore antico, originato dal suo sofferto rapporto con la madre. Poi il suo amore disperato per Onassis e la voce che dopo anni di gloria l'ha a poco a poco abbandonata e costretta a ritirarsi. Lei dalla vita ha avuto tutto: una voce, amore, gloria. 

Le donne sono come i film di Almodóvar: riescono a tenere uniti l'orrore e la felicità, la purezza e la perversione, sanno farsi carico di tutto il dolore del mondo, sanno portare il peso di un errore e sanno trovare la bellezza anche dove non penseresti di trovarla mai.
Ci mostrano la loro solitudine, la sofferenza non detta ma anche la grande solidarietà tra loro che gli uomini temono. E anche la loro capacità di mentire agli uomini, come mezzo di sopravvivenza non solo di se stesse ma della famiglia, del gruppo, della specie.
Tutti i film di Almodovar, penso a Tutto suo mia madre e Volver, fanno ridere. 
Ma anche piangere. Tanto. 
Ma soprattutto fanno venire voglia di vivere e di trovare dentro di sé tutto il coraggio che le donne – solo le donne  – hanno. "

4 commenti:

  1. il coraggio di andare avanti.
    lasciando tutto cosi com'è.

    il coraggio di ricordare. e sognare. e sperare che quel sogno diventi realtà.

    il coraggio di combattere una partita che sai già di perdere.

    Magnolia

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  2. Ho imparato a sognare,
    quando inizi a scoprire
    che ogni sogno
    ti porta più in là
    cavalcando aquiloni,
    oltre muri e confini
    ho imparato a sognare da là.

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  3. "pioggia io sarò
    per toglierti la sete
    e sole salirò per asciugarti bene
    vento arriverò per poteri accarezzare
    ma se vuoi
    se tu vuoi
    tra fango e neve fango e neve impazzirò

    fino alla fine, fino alla fine...."

    c'è una donna.
    ma c'è anche un uomo.
    e c'è un amore incondizionato che li lega.
    nonostante tutto.
    e nonostante il dolore quella donna continua ad amare.
    perchè cavalca aquiloni.
    Oltre muri e confini.

    Magnolia

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