"Schiacciato tra un presente incalzante e invadente, e un passato obeso e ingombrante, il futuro si assottiglia fino a scomparire. Non è più all'orizzonte. Per questo, oggi, è molto più naturale provare nostalgia che avere speranza.
Riflettere sul passato, diventa, cioè l'unica possibilità di orientarsi e avere uno sguardo più ampio del presente, l'unico modo di immaginare il futuro.
La nostalgia è anche una strada che non ha nulla di nostalgico.
Individuare quello che che non c'è più è un modo per capire che cosa abbia preso il suo posto e riconoscere ciò che è accaduto di nuovo, nel bene e nel male."
"La nostalgia è, cioè prima di tutto, scoperta di un metodo; è uno sguardo che si concentra sulla mancanza per riconoscere quello che è arrivato, che individua nelle assenze i luoghi in cui si è annidato il presente.
Quello che abbiamo perduto racconta chi siamo.
Se il futuro non esiste e non è neppure immaginabile, il solo modo per guardarsi dall'alto secondo una prospettiva storica ed esistenziale, è concentrarsi su quello che manca e che ci manca in modo da comprendere con che cosa lo abbiamo riempito.
Siamo anche quello che non abbiamo più."
"La nostalgia è sintomale - nel senso di Lacan - legge tra le righe del presente e definisce i nostri desideri e moventi in base a sintomi e lapsus perché in assenza di futuro, il passato diventa l'unico luogo in cui si può riconoscere il presente.
C'è soltanto quello che non c'è più. Abbiamo davanti quello che abbiamo dietro."
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